Chiude i battenti lo storico club calcistico di Oslo, il Fotballklubben Lyn con i suoi due titoli e otto coppe nazionali.
Né glorioso né mitico, aggettivi fin troppo abusati quando si deve introdurre la notizia del fallimento di un club calcistico. La definizione giusta per il Lyn, squadra di Oslo che lo scorso giugno ha definitivamente chiuso i battenti dopo anni di agonia finanziaria, è “storico”. Perché assieme al Fotballklubben Lyn se ne vanno anche due titoli e otto coppe nazionali, e quindi un pezzo di storia del calcio norvegese.
Diviso da un’accesissima rivalità con il Vålerenga, il Lyn è sempre stato identificato come il club della media borghesia e delle classi più abbienti della capitale, al quale venivano contrapposte le radici proletarie dei rivali. Una divisione progressivamente sbiadita nel corso del tempo, fino a diventare nulla più di un classico stereotipo. Intatta è invece rimasta la profonda antipatia tra i tifosi dei due club - anche se quelli del Lyn sono in decisa minoranza - tanto che ancora oggi ad Oslo i negozi sportivi che vendono magliette del Lyn non hanno quelle del Vålerenga, e viceversa.
Se il giocatore simbolo del Lyn è indiscutibilmente l’attaccante Jørgen Juve, capitano della Norvegia medaglia di bronzo alle Olimpiadi del 1936 nonché massimo marcatore di sempre in nazionale, l’elemento più rappresentativo della squadra del nuovo millennio è stato il nigeriano John Obi Mikel. Proprio il suo trasferimento in Premier League dal Lyn fece litigare Manchester United e Chelsea, con i Blues che la spuntarono a suon di milioni di sterline, salvo poi tentare di rivalersi in sede legale sulla compagine norvegese per irregolarità nel contratto iniziale del giocatore, rappresentato da un affiliato a Rune Hauge, agente Fifa radiato nel 1995 e poi graziato con la riduzione della squalifica a soli due anni.
L’essere circondato da personaggi che operano ai margini della legalità non ha certo aiutato né le finanze né l’immagine del Lyn. Nel 2005 venne scoperto che l’accademia sportiva della società, la Norges Toppidrettsgymnas (NTG), fungeva da parcheggio di giocatori extracomunitari per aggirare le leggi sull’immigrazione, in attesa di lucrose cessioni all’estero. Come si è puntualmente verificato per Mikel e per il connazionale Chinedu Obasi, venduto all’Hoffenheim dopo esser stato eletto nel 2006 miglior giovane della Tippeliga.
La scorsa stagione ha visto il club retrocedere in Adeccoliga dopo nove mesi di autentica passione: prima lo sfratto dall’Ullevaal Stadion a causa di ripetuti mancati pagamenti dell’affitto (nel 2010 il Lyn si è spostato al più piccolo Bislett Stadion, condiviso con lo Skied); quindi un buco nel bilancio di svariati milioni di corone, che hanno costretto i bianco-rossi a vendere i pochi giocatori decenti in rosa; infine la bancarotta evitata per un soffio grazie all’intervento di nuovi investitori. Alla fine però i debiti (e relativi interessi) hanno avuto la meglio.
Il “nuovo” Lyn ha debuttato un messe fa nella Oslo Fotballkrets, il sesto livello del calcio norvegese, demolendo 10-1 il malcapitato Christianssand di fronte a 500 irriducibili Bastionen, i tifosi del club. Per loro il motto “Lyn for alltid - Alt for Oslo” (Lyn per sempre, tutto per Oslo) rimane ancora valido.