Al di là degli aspetti di ordine pubblico, la notte di Genova ha dimostrato una volta di più che il calcio non può risolvere problemi che si sono trascinati nei secoli. Cosa potrebbe fare la tessera del tifoso contro gli ultras serbi?
L'atroce notte di Genova ha fatto scoprire due cose ovvie: la prima è che le forze dell'ordine italiane hanno come come modus operandi quello di evitare l'intervento diretto e quindi il morto nel parapiglia (non a caso in tutta la storia del calcio italiano ci sono meno morti che in un qualsiasi fine settimana di liti post-discoteca), la seconda è che gli ultras serbi sono fra i più politicizzati del mondo e il loro agire va al di là dell'ordinaria delinquenza che fa vergare i soliti editoriali indignati.
Non che le curve italiane siano aliene dalla politica, anzi: al novanta per cento fanno propri slogan e comportamenti dell'estrema destra. La vera differenza è che i 'nostri', chiamiamoli così, sono strumenti di quei politici (paradossalmente in prevalenza di sinistra) che sulla retorica del disagio giovanile hanno costruito la propria particina mediatica, mentre gli ultras serbi sono attori e ispiratori della politica del loro paese almeno dalla fine degli anni Ottanta, cioè da prima delle varie guerre che hanno portato agli staterelli attuali (giova comunque ricordare che la mitizzata Jugoslavia unita fino al 1929 non esisteva).
Dove vogliamo arrivare? A dire che questioni trascinatesi nei secoli non posssono essere risolte da Platini, dal delegato Uefa o da Maroni. Fra il ridicolo 'siamo tutti colpevoli' e i tifosi del manganello facile (ammettiamolo, che dal nostro divano almeno un po' ci sarebbe piaciuto vedere la Polizia spaccare la testa a qualche ultrà serbo) c'è l'unica realtà possibile in una democrazia: violenti da isolare, misure concrete e grigie (poche cose sono più tristi della tessera del tifoso), lavoro oscuro di prevenzione.
Tutte le foto della partita, come sempre, sono sul film della nazionale di Guerin Sportivo. Vai al film della nazionale