Quello che non cambia, anche ora con Garrido, è lo stile di gioco, un marchio di fabbrica. Possesso-palla ricercato come solo il Barça, ma dall’accento più sudamericano, per il ritmo più lento e la disposizione dei giocatori. Inconfondibile il centrocampo, una sorta di quadrato che prescinde da esterni puri aprendo la fascia ai terzini o ai movimenti degli attaccanti.
Fondamentali in mediana Senna e Bruno, elaborano la manovra e al tempo stesso tengono perfettamente la posizione per proteggere la difesa una volta persa palla. Senna torna su alti livelli dopo il calo della scorsa stagione, il canterano Bruno invece ha affermato il suo senso tattico e geometrico fino alla convocazione in nazionale. Davanti a loro l’acquisto-clou dell’estate, Borja Valero (in alternativa il raffinato Cani), grande palleggio e partecipazione costante alla manovra, e il solito Cazorla, portato ad accelerare in zone più avanzate sempre tagliando verso il centro per sfruttare il suo gioco ambidestro.
Fa la differenza anche la coppia Nilmar-Rossi, che all’intesa della scorsa stagione sta aggiungendo buone cifre in zona-gol. Rossi (5 gol), seconda punta che viene incontro al portatore di palla, Nilmar (5 gol) che apre spazio dettando la profondità. Il brasiliano, splendido nel gioco di prima, ha al tempo stesso il pregio e il limite nella propria natura di attaccante di manovra: sempre nel vivo dell’azione, ma senza la freddezza e l’”avidità” del bomber vero.
Certezze davanti, dubbi dietro: la difesa è il reparto più insicuro. Non sulle fasce, garantite da Ángel e Capdevila, ma al centro: il logoro Marchena non è parso un acquisto azzeccatissimo, mentre all’opposto il 20enne Musacchio, sicuramente provvisto di tecnica e personalità, accusa qualche inevitabile sbavatura dovuta all’inesperienza. Gonzalo Rodríguez poi è ancora molto lontano dai livelli che prima di una serie di infortuni ne fecero uno dei migliori centrali della Liga. (a cura di Valentino Tola)