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Il digitale terrestre finora ha fatto solo danni. Tra i più definitivi, l’avere assicurato l’Inferno come bestemmiatori a tutte le persone di una certa età (l’elenco delle imprecazioni che mia nonna, pia donna di anni 86, ha tirato fuori da quando è incasinata col decoder e con una pletora di canali che mai guarderà in vita sua farebbe intimidire i peggio borgatari romani). Meno, ma magari neanche troppo, grave l’avere ammazzato un certo tipo di informazione sportiva. Si parla tanto di Sky e dei cambiamenti che ha introdotto nel calcio, dalle partite spalmate come Nutella all’idea che il calcio sia uno spettacolo e non uno sport. Ed è vero, verissimo. Ma pure il digitale delle due corazzate tv in chiaro ha avuto un ruolo nel ridurre a macerie i punti di forza del calciofilo, le trasmissioni della domenica sera. Anche questa domenica la Domenica sportiva e Controcampo lo hanno dimostrato chiaramente. La Domenica sportiva in apparenza meno, perché qui è restato l’impianto classico: servizi su tutte le partite, un po’ di interviste, due-tre opinionisti in studio, un ospite del calcio, un comico che fa battute. Poi però si va a vedere nel dettaglio e i servizi sono fatti sempre secondo la nuova tecnica 90° Minuto, con l’enfasi a tavolino di una vera-finta telecronaca, le interviste sono particolarmente noiose, gli opinionisti sono Bagni (competente di calcio, conosce tutti i giocatori, ma ride in un modo così sguaiato e irritante che copre due parole su tre) e Collovati (incazzosetto se contraddetto, cosa che in un dibattito succede), l’ospite viene glorificato al di là dei suoi meriti (ieri Pellissier, omaggiato con uno di quei servizi che van tanto di moda ora: brutta musica dance di sottofondo sparata a mille, immagini come in un videoclip frenetico con effetti speciali che impedivano di apprezzare la bellezza dei suoi gol, montati peraltro a raffica e quindi incomprensibili) e il comico è Gianni Ippoliti, perso in un mondo tutto suo (la finta rassegna stampa ha definitivamente sbomballato, e oltretutto i giornali veri spesso fanno titoli più demenziali. Finta Gazzetta: “Fuori di testa”. Vera Gazzetta: “Malitez”. Quale fa più ridere?). In tutto questo cosa c’entra il digitale? Avendo Raisport un organico vasto ma non smisurato, dover gestire due canali di programmazione esclusiva evidentemente sottrae risorse umane al lavoro per le reti generaliste. E anche risorse mentali: con la situazione esplosiva che c’è all’Inter, quale genio può pensare di parlare della crisi dei campioni d’Italia ed Europa solo un’ora dopo l’inizio della trasmissione, in coda a Parma-Lazio e Napoli-Bologna? Ma in fondo la Rai era già malconcia prima, adesso la differenza si nota meno. Dove il digitale terrestre ha fatto danni mostruosi è stato su Mediaset. Perché lì il digitale si paga, e offre molto, dalla Champions alla serie A. I soldi veri per Mediaset vengono e verranno sempre più da lì. Morale, lo sport in chiaro ormai è considerato roba per poveracci, quelli che non si possono permettere il canone mensile. Quindi, via Guida al campionato il sabato sera, dentro Studio Sport XXL che parla di tutto e incidentalmente pure dei due anticipi. E la domenica sera Controcampo va alle 23.15, quasi un’ora dopo la Ds. Praticamente è solo chiacchiera. I servizi sono restati solo per le partite più importanti, il resto va in un grottesco “frullato di emozioni” (lo chiamano così davvero) che è un servizio solo con i gol raccontati negli insopportabili commenti dei cronisti tifosi di Mediaset Premium, un’accozzaglia di urla belluine. Il resto è solo chiacchiera, spesso rissosa e chiassosa, con una partita di ospiti (6 fissi su 8 presenti, mai vista una roba così) su cui un giorno si dovrà pur tornare, le incursioni di Ciccio Valenti su cui invece è meglio non tornare, una moviola lunga come la fame, le indiscrezioni di mercato di Bargiggia (che merita una denuncia ad Amnesty International per il colore e il taglio dei capelli ché ci obbliga a vedere, e tacciamo sulle giacche, fatte probabilmente con vecchie tovaglie di osteria), le frasi che Bruno Longhi fa piovere come sentenze da oracolo, inappellabili e apodittiche. Una trasmissione pressoché inguardabile, senza un’idea. Anzi, l’unica idea è l’ottimo (davvero) Matteo Dotto che quando ha una notizia grossa preme un pulsantone che fa uscire la scritta Flash e ferma il dibattito per dirla. Un’idea così sciocca che Dotto, vergognandosene, non lo fa quasi mai. E invece dovrebbe farlo spesso, solo per far finire la chiacchiera. Troppo dire che si sia fatta apposta una trasmissione così per spingere gente verso il digitale, sarebbe comunque autolesionistico, ma l’effetto è quello. La perla è arrivata alla fine, dopo la sigla. Quando un cartello ci ha ricordato che nelle province di Alessandria, Asti, Biella, Novara, Vercelli, Pavia e Parma dal 19 novembre Controcampo è visibile solo sul digitale terrestre. Considerato che il cartello va in onda nella notte tra il 21 e il 22, come dire, gli abitanti di Alessandria, Asti, Biella, Novara, Vercelli, Pavia e Parma che hanno la tv analogica se ne saranno accorti. E in questo caso il digitale lo avranno benedetto, loro. Livio Balestri - Telecommando