A ispirare la saga cinematografica con Stallone protagonista fu uno dei meno conosciuti rivali di Muhammad Alì, il bianco Chuck Wepner. Che di puro coraggio riuscì ad arrivare al quindicesimo round...
L'inserimento di Rocky, inteso come personaggio cinematografico, nella Hall of Fame della boxe non è di sicuro strampalato. In un'epoca in cui un appassionato medio di sport farebbe fatica a citare dieci pugili in attività, ben venga qualsiasi mossa in grado di portare interesse verso uno degli sport più veri che siano rimasti. Quello che non tutti sanno è che è vero anche...Rocky!
Già, perché per il personaggio Stallone si ispirò a un pugile reale: Chuck Wepner, peso massimo di grandissimo coraggio e scarsa classe che in carriera ha incrociato molte leggende: da George Foreman a Sonny Liston (incontro che rese necessari 120 punti di sutura, per Wepner) per arrivare ovviamente al leggendario incontro per il titolo mondiale con Muhammad Ali che ispirò Stallone. Nel 1975 il 33enne Ali decise di regalarsi una facile difesa del titolo contro un pugile di livello inferiore: per lui un ingaggio di un milione e mezzo di dollari, contro i 100mila per il 36enne Wepner (comunque la borsa della vita). Lo sfidante si allenò per otto settimane vicino alle Catskill Mountains con metodi alla Rocky e si presentò al meglio delle sue possibilità alla sfida con il campione annunciando al suo manager: ''Sono sopravvissuto ai Marines, sopravviverò anche ad Alì''.
Non andò giù al primo round, come molti esperti avevano previsto, e nemmeno al secondo. Nel nono Alì andò a terra dopo che Wepner gli pestò un piede e fu contato. Una battaglia, dominata da Alì ma con il bianco (particolare non trascurabile) Wepner ad esaltare la folla di Richfield (Ohio) con il suo coraggio oltre i confini della temerarietà. Viso insanguinato, naso spaccato, Wepner riuscì ad arrivare al quindicesimo round prima che l'arbitro decretasse il ko tecnico. Il vero Rocky è lui, ma per la boxe quello finto per ha fatto forse di più.