Se qualcuno si azzarderà ancora a dire che le amichevoli durante le pause del campinanto sono inutili, beh sappia che riceverà una sfida a duello dietro il convento dellecarmelitane, tipo i tre moschettieri. Perché la sfida del Milan contro gli arabi dell’
Al-Alhi (beh che c’è di strano? L’Inter ha vinto un mondiale contro coreani e congolesi) è stata utilissima. L’infortunio di Robinho è stata la plastica rappresentazione di quanto il calcio sia stato rovinato dalla televisione. Il brasiliano si è scontrato, cercando di evitare una rimessa in gioco, proprio contro una mastodontica macchina da ripresa, e si è pure fatto male, sette punti di sutura a un ginocchio.
Qualcuno, vedi il sito del Corriere, lo ha pure preso in giro, definendolo “fantozziano”. L’episodio è invece gravissimo. Salviamo anche la spettacolarità delle riprese di un infortunio che non accade davanti alle telecamere, ma contro le telecamere. Il punto è che tutto questo dimostra al mondo, o almeno a chi vuole capire certe cose, l’invadenza delle telecamere che – non paghe di ficcanasare tra i mille banali episodi he possono succedere tra 22 persone che si scontrano in un campo, ingigantendoli e trasformandoli spesso in delitti, di essere entrate nello spogliatoio, di fermare i calciatori tra primo e secondo tempo a raccogliere petali dalla loro labbra – adesso condizionano anche il gioco. Intendiamoci, le telecamere poco fuori dal campo di gioco vanno anche bene - o anzi no, ma ormai sono accettabili in quanto inevitabili - ma quella era messa davvero attaccata alla linea laterale, non ci voleva nulla a capire cosa sarebbe potuto succedere, e cosa infatti è successo. E sempre più vicine ormai vengono posizionati questi ciclopi, nonostante abbiano una definizione e una potenza tali che potrebbero anche starsene qualche metro più dietro, rimediando con lo zoom alla distanza.
Il risultato è il primo calciatore infortunato dalla telecamera, e al Milan a questo punto va giusto bene aver preso
Cassano, che gli permetterà di non essere monco in attacco, e pensiamo al povero
Allegri che tra le mille varie ed eventuali di cui un allenatore deve tenere conto per fare una squadra non aveva certo considerato questa ipotesi.
È un segno dei tempi che cambiano, così come lo era stato, ormai sette anni fa, l’infortunio di Giampà, il centrocampista del
Messina che si tagliò una coscia facendosi fuori un muscolo (140 punti di sutura) contro un affilatissimo cartellone pubblicitario appena dietro la porta avversaria, rischiando anche di peggio se fosse stata presa anche l’arteria femorale.
I due episodi sono simbolo di un calcio ormai assediato da quello che lo circonda, pubblicità, televisione e in una parola soldi, che rischiano di danneggiarlo anche in senso fisico oltre che morale. Ed è un grottesco contrappasso che stavolta a farsi male sia stato
Robinho, un calciatore della squadra il cui proprietario è stato il principale responsabile – colpevole? – dell’invasione delle televisioni a bordo campo. Da questo Berlusconi ha avuto tanti onori, stavolta gli tocca un onere.
Livio Balestri
telecommando@hotmail.it