L'utilità di un vecchio mito, la maledizione dei Cavs e l'anno perso da Kanter...
1. L'effetto Peterson non si vede solo sull'Armani Jeans, che senza grandi cambiamenti sta giocando con un'altra testa, ma su tutto il basket italiano che ha conquistato sui giornali uno spazio fino a qualche settimana fa impensabile se non per le prodezze dei tre ragazzi NBA. Da più parti si è esaltato il senso della storia dimostrato da Armani e dal presidente Proli, peccato che fino a qualche settimana fa Peterson fosse persona non esattamente gradita anche a semplici premiazioni e che in casa Olimpia nessuno si esaltasse vedendolo come commentatore delle partite di Eurolega per SportItalia. Troppo grande il passato con cui doversi confrontare, ammesso di conoscerlo. Ma adesso per scollinare sei mesi senza polemiche quel passato è tornato buono. In attesa di Messina. Di sicuro, comunque finisca, questo sarà il campionato di Dan Peterson.
2. La maledizione del proprietario dei Cavs, Dan Gilbert, ha sortito effetti leggermente diversi rispetto a quella di Babe Ruth contro i Red Sox. I Miami Heat e LeBron James stanno volando, al di là del fatto che tirati a lucido i Celtics siano ancora la vera squadra da battere a Est (soprattutto se avranno il coraggio di pensionare Shaq). In più i Cavs hanno il peggior record della conference (8 vinte e 28 perse) e una serie di infortuni infinita da gestire: l'ultimo quello gravissimo ad Anderson Varejao, al quale durante un allenamento è saltata la caviglia destra: operazione fra poco e arrivederci (forse) ad ottobre.
3. La NCAA è gestita con una buona dose di ipocrisia, come è necessario in una realtà di superprofessionisti dove gli unici teorici dilettanti dovrebbero essere i protagonisti dello spettacolo. Ma è comunque ridicolo che Enes Kanter non possa giocare né a Kentucky né in alcun altro college, solo perché nella stagione 2008-2009 mentre era al Fenerbahce ha ricevuto l'equivalente di 33mila dollari attraverso vari canali. Il 2,11 turco ha perso così l'eleggibilità, per una cifra che in qualche caso è inferiore al valore delle borse di studio elargite dagli atenei. E non entriamo nemmeno nel discorso di degli anticipi sulla carriera pro dati da agenti o in regali di 'benefattori' molto sospetti...Fatto sta che il 2,11 turco con Wildcats non potrà nemmeno allenarsi e che la difesa di coach Calipari sia stata quasi peggio dell'accusa. ''Abbiamo dato solo 20mila dollari, che però non erano uno stipendio ma semplici contributi spese per la sua educazione scolastica e sportiva''. Sia come sia, la stella dell'Europeo under 18 del 2009 sarà quasi certamente una delle prime scelte al prossimo draft. Sulla fiducia, nel nome del mitico upside.
Stefano Olivari
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