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Pochi giocatori e tanti c.t.

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42 - Dopo il conflitto la FIGC pensa soprattutto a ricostruire il campionato in qualche modo, pensando che in fondo è inutile lavorare su una nazionale senza prospettive. Bisogna preparare i Giochi di Anversa...
Prima della guerra la Nazionale italiana ha disputato 19 partite con un bilancio poco entusiasmante: 6 vittorie, 4 pareggi e 9 sconfitte. Dopo il conflitto la FIGC pensa soprattutto a ricostruire il campionato in qualche modo, pensando che in fondo è inutile lavorare su una nazionale senza prospettive. L'attività riprende il 18 gennaio 1920, con un'amichevole contro la Francia: una tradizione, come tradizione è ormai la commissione che decide convocati e formazioni. Dopo la breve gestione di Pozzo per le Olimpiadi di Stoccolma poi si sono infatti susseguiti gruppi di commissari tecnici la cui composizione è variata di partita in partita. E la ripartenza non è meglio: 6 i componenti la commissione (Hess, Mauro, Pasteur, Terzuolo, Varetto, Varisco) più un commissario tecnico più commissario degli altri, Resegotti. Nonostante il numero dei c.t. le convocazioni sono facili, perchè la guerra ha di fatto distrutto una generazione: i giocatori ci sarebbero, ma anche i migliori hanno perso cinque anni. L'unico veterano è Renzo De Vecchi, il 'Figlio di Dio' che vanta 18 presenze sulle 19 partite totali giocate dagli azzurri e che dopo la guerra è passato dal Milan al Genoa, gli altri sono quasi tutti giovani: fra questi si distingue Luigi Cevenini (per la storia Cevenini III, detto Zizì) dell'Inter. Anversa si avvicina e che le speranze non sono molte. La federazione, nella confusione più totale, rimescola ancora la commissione: c.t. torna Umberto Meazza, con allenatore in campo Giuseppe Milano e un nugolo di consiglieri attorno alla squadra. stefano@indiscreto.it