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Tiger Woods è tornato

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Con uno straordinario quarto giro al Masters di Augusta il campione ha dimostrato di essersi messo alle spalle i problemi fisici e matrimoniali. Per il suo quarto posto finale, che non è stato una vittoria solo a causa del gioco corto, esulta tutto il mondo del golf...
Purtroppo non abbiamo in comune niente con Tiger Woods, discorso che vale per noi come per gli altri milioni di zappatori sparsi nel mondo che per quattro giorni hanno tifato per la sua resurrezione proprio nel torneo più prestigioso di tutti. Come tutti avrenno almeno letto nelle brevi e qualcuno visto attraverso la solita lisergica telecronaca di Camicia-Grappasonni, dopo un quarto giro clamoroso Tiger è arrivato quarto ma ad Augusta nel solito contesto da Via col Vento ha dimostrato a tutti di essere rinato dopo gli infortuni fisici e matrimoniali. Sicuro come non mai sul tee, ha pattato veramente bene (tranne che su un possibile eagle) solo ieri, in un Masters che mai nell'era televisiva è stato così appassionante ed aperto oltre che pieno di protagonisti fortemente caratterizzati (il mito Cabrera su tutti). Ma venendo al punto, perché molti di noi sfigati si identificano nel campione che ritorna o che non vuole mollare? Anche quando nei suoi giorni di gloria è stato detestabile dal punto vista umano (alla Connors quando nel 1991 arrivò in semifinale contro Courier agli Us Open, a 39 anni) o è chiaro che rimane in pista solo per soldi (l'ultimo Muhammad Alì, quello che si fece massacrare dal suo ex sparring partner Larry Holmes e poi chiuse la carriera con Trevor Berbick), c'è nel campione o nell'ex campione un nucleo di purezza che ce lo rende caro e ci impone di stargli aggrappati. La superiorità dello sport nei confronti delle altre attività umane, anche in senso giornalistico, è proprio questa: il singolo risultato è discutibile, al limite può anche essere taroccato, ma l'esistenza a un certo livello non è mai (mai!) frutto di raccomandazioni, legami familiari, corruzione, appartenenza a circoli o a presunte elìte. Tiger non deve ringraziare nessuno, così come tanti altri sportivi meno famosi. Stefano Olivari stefano@indiscreto.it