Il nome di Roberto Mancini viene spesso accostato all’Ennesima Nuova Juventus Degli Agnelli.
Il suo amico procuratore ha incontrato Marotta. Lui ha cercato di smarcarsi dall’ingombrante passato nerazzurro, rievocando il bambino che tifava Juventus. Lo stesso Moggi – adesso, non quando spadroneggiava – ha deciso di parlarne bene. Scottato dall’aver rifiutato Stankovic e strapagato Melo, il tifoso juventino storce la bocca, ma non se la sente di alzare nuovi fuochi di sbarramento.
Quello che non torna è come si possa credere che la Juventus – così attenta ai bilanci - moltiplichi per 7 l’ingaggio che paga all’allenatore (Del Neri è intorno al milione di euro, Mancini viaggia oltre gli 8 a stagione), senza contare l’anno di contratto del ripudiato Del Neri.
Ancora, come si fa a sottovalutare il fatto che il Manchester City è a un passo dalla zona Champions (dove non ha mai giocato), sta per vincere la prestigiosa Coppa d’Inghilterra (lo Stoke City non pare un ostacolo insormontabile) e asseconda le ambizioni di uno sceicco a cui non par vero investire 100 milioni di sterline a stagione.
Dall’altra parte, la Juventus rischia di non entrare nemmeno in Europa League (se il Palermo vince la Coppa Italia) e deve cavarsela con la finanza creativa dei “prestiti con diritto (obbligo) di riscatto”.
Chi glielo fa fare, a Mancini? Capirei se qualcuno scrivesse che la famiglia Mancini ama la bagnacauda, i gianduiotti e il festival del cinema, e non ne può più del clima freddo-umido di Manchester. Ma usare l’argomento della “vendetta” di Mancini nei confronti di Moratti, è un’offesa all’intelligenza dei lettori.
Rudi Ghedini