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La prima Calciopoli, terza puntata

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Chiudiamo il nostro trittico sul calcio-scommesse del 1980, con un articolo di Italo Cucci, che commenta il clima teso venutosi a creare dopo le sentenze della Disciplinare. L’assoluzione della Juventus e la condanna del Milan “hanno spaccato in due l’Italia calcistica” si può leggere nella copertina del numero 22 di quell’anno, che ritrae Felice Colombo e Giampiero Boniperti, presidenti di Milan e Juve, col titolo “C’eravamo tanto amati”. Le polemiche tra assolti e condannati che avvelenarono i dibattiti dopo la sentenza, ricordano moltissimo quelle del 2006, tra Juventus e Inter, con la Juve nella parte del Milan e l’Inter in quella della Juve. «La condanna del Milan e l’assoluzione della Juventus hanno diviso l’Italia calcistica. Molti sono coloro che – soprattutto sui giornali – parlano di “due pesi e due misure” senza accorgersi che, così facendo, portano alle estreme conseguenze il disegno criminoso di chi – scatenando questo scandalo – ha voluto portare il calcio alla rovina. Il fossilizzarsi in questa disputa faziosa chiude la via alla scoperta della verità, reperibile con un esame più globale della vicenda. È vero che il Milan è stato trovato con le mani nel sacco per un gesto sciocco del suo presidente Felice Colombo, ma è altrettanto vero che questo episodio doveva essere visto alla luce di più vaste considerazioni legate all’intero scandalo, non al singolo caso. È vero che la Juventus è stata assolta quando le accuse che l’avevano trascinata sul banco degli imputati venivano dagli stessi accusatori – Cruciani in particolare – per altri versi giudicati attendibili: ma è altrettanto vero che nessun collegamento si è potuto stabilire fra il club bianconero e gli intrallazzatori veri o presunti e nessuna prova del “delitto” è stata possibile esibire. È ancor vero che lo “scoop” giornalistico montato da un quotidiano milanese per convincere i giudici e l’opinione pubblica della colpevolezza della Juve, ha finito per giovare ai bianconeri, apparsi vittime di una ingenua congiura. Ma il punto non è questo, non deve essere questo: la rissa scatenatasi intorno alle “due grandi” non può far altro che sollevare un ulteriore polverone nel quale scompare il giusto diritto di altre società, di altri tesserati colpiti a vanvera, senza un nesso logico, a volte senza che si possa intuire una prova delle loro colpe. Ed è inutile affidarsi alle motivazioni delle sentenze per saperne di più e poi mettersi il cuore in pace: ingiustizia è stata fatta non nel singolo caso, ma su vasta scala; e non vorremmo che il brutale confronto in atto tra Milan e Juventus facesse dimenticare tutta una sequela di errori che il calcio è costretto a pagare solo per dare l’impressione all’osservatore beota che pulizia è stata fatta senza guardare in faccia a nessuno. Vedremo ora quali saranno gli effetti di questo irragionevole processo fatto più nelle intenzioni che nelle azioni, sulla base di una denuncia presentata non da due cittadini integerrimi danneggiati nella loro onesta attività, ma da due truffatori che sostengono di essere stati truffati da alcuni calciatori rei di essersi comportati onestamente sul campo. I moralizzatori: tutti coloro che ieri invocavano strepitando la pioggia di fuoco purificatrice scatenata dalla giustizia sportiva, oggi si sbranano in polemiche triviali, provocate da bassi umori campanilistici, tendenti ad accaparrarsi simpatie presso questa o quella fazione e quindi odio a ogni ricerca onesta di verità. Noi sapevamo tutto questo da tempo, e da tempo l’abbiamo scritto». Giova ricordare che le sentenze della disciplinare di cui si parla nell’articolo, sono quelle di primo grado e dunque non definitive: solo il Milan in Serie B, dieci milioni di multa per la Lazio; cinque punti di penalizzazione per Avellino, Perugia e Bologna. Fu con la sentenza d’appello (a luglio) che venne spedita in B anche la Lazio e vennero dati i 5 punti di penalizzazione pure a Palermo e Taranto (in Serie B). Giovanni Del Bianco