Birra, hockey e Skoda. La città di Plzen è sempre stata identificata da questo triangolo, trasformatosi però in un quadrilatero lo scorso maggio dopo la conquista da parte del club cittadino del Viktoria del suo primo titolo nazionale della storia. Un successo arrivato proprio nell’anno del giubileo per questa società che fino al 2010 non aveva mai vinto niente. Poi è arrivata la vittoria della coppa nazionale, seguita l’anno dopo dal campionato. Una doppietta targata Pavel Vrba, tecnico già campione in Slovacchia nel 2006 con lo Zilina. Noto in patria per la mentalità offensiva che caratterizza il suo calcio, Vrba ha avuto l’intelligenza di cambiare approccio quando il suo Viktoria si è affacciato sul palcoscenico internazionale, passando dal 4-3-3 al 4-5-1. Una scelta vincente che ha garantito alla squadra la storica qualificazione ai gironi di Champions dopo aver superato tre turni preliminari.
La rosa del Viktoria Plzen evoca ricordi “sovietici”, annoverando solamente giocatori cechi e slovacchi, quasi come fosse ancora in vita “quello stato, conosciuto con il nome di Cecoslovacchia, che esisteva solo nella mente di politici e funzionari di partito” (così la Pravda slovacca). I richiami all’epoca del Patto di Varsavia – che vide il club, allora denominato Skoda Plzen, affrontare in Coppa Coppe il Bayern Monaco di Franz Beckenbauer - finiscono però qui. Oggi la squadra gioca un calcio moderno, organizzato e pragmatico, ben rappresentato da capitan Pavel Horvath, l’elemento più esperto del Viktoria. Ai gol ci pensa invece Marek Bakos, attaccante potente a segno contro tutte le squadre finora affrontate in Champions: Pyunik Yerevan, Rosenborg, Copenaghen e, due settimane fa, BATE Borisov. Un altro giocatore dal gol facile è il trequartista Daniel Kolar, uno dei tanti ex Sparta Praga presenti in rosa. Non a caso in patria il Viktoria Plzen viene soprannominato Sparta Praga B. Ma oggi gli allievi hanno superato i maestri.
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