Ho assistito ieri alla gara del
Bentegodi tra Hellas Verona e Torino, non solo (o non più) due nobili un po' appannate della storia del nostro calcio, ma finalmente anche due belle realtà, seppur molto differenti. Di simile c'è la passione che caratterizza le tifoserie, la vita stessa dei due team, che ormai centenari, possono vantare un pubblico degno della miglior serie A. Ma ai nastri di partenza di questa interessante serie B, le due squadre si presentavano con obiettivi, aspettative e, soprattutto, stati d'animi diversi, forse opposti. L'Hellas giunto finalmente in B dopo sin troppi anni di purgatorio (sono stati d'altronde gli anni più bui in assoluto della compagine gialloblu), al termine di una rincorsa folle iniziata al termine della stagione scorsa, quando l'ottimo Mandorlini prese in corsa una squadra agonizzante; il Torino invece, svuotato nell'animo dall'ennesima stagione avara di soddisfazione, che nel vocabolario granata, significa come minimo che la serie A la devi raggiungere: te lo imponi il blasone!
E invece il lanciatissimo Lerda non è riuscito a rivitalizzare un ambiente ostile e preoccupato dai problemi societari (veri o presunti, perchè l'impegno e la passione del patron Cairo non è davvero mai venuto meno). Il Torino, guidato dal navigato ma sempre moderno e alla ricerca di sfide Giampiero Ventura, ha scelto un profilo medio, non svenandosi per campioni da serie A, ma cercando quei giocatori che meglio si adattassero agli schemi, portatrori spesso e volentieri di spettacolo, del mister. Escluso Guberti, malaugaratamente messo subito fuori gioco da un grave infortunio (la sfiga è dura a morire da queste parti), gli altri innesti sono di categoria, nomi poco roboanti ma efficaci per far quadrare il cerchio. Sono rimasti tra mugugni e false speranze, dettate più che altro dai manager, le due stelle riconosciute, capitan Bianchi (uno che avrebbe i numeri per giocarsela coi migliori bomber di serie A) e il difensore prodotto del vivaio Ogbonna, così forte e promettente da essere giù stato convocato in più occasioni da Prandelli per la Nazionale. Poi, buoni giocatori, magari in cerca di rilancio dopo le illusioni della serie A (penso al regista Iori, mai esploso al Chievo), ottime individualità per la B (come Antenucci e Sgrigna, entrambi in cerca di rilancio), giovani da scoprire o da lanciare definitivamente (i due laterali offensivi Stevanovic, ex primavera Inter e Surraco, scommessa dell'Udinese), infine atleti che Ventura conosce bene e apprezza, considerandoli in grado di mettere l'ultimo sigillo a carriere più che soddisfacenti (il terzino Parisi, l'argentino Zavagno che ha allenato a Pisa). Una rosa magari non al livello qualitativo delle super favorite Sampdoria - che però deve fare i conti con il contraccolpo psicologico dovuto alla retrocessione - e Padova, magari poco abituato a certe pressioni. Per questo il Toro può davvero dire la sua quest'anno, specie dopo averlo visto all'opera contro il Verona, squadra che - per inciso - stava mostrando un gran bel calcio contro tutte le avversarie e un assetto di gioco perfetto per valorizzare al massimo Gomez o Halfredsson. Ma ieri, l'argentino mancava e l'altro esterno D'Alessandro è stato "costretto" a partire dalla panchina, visto che Mandorlini ha dovuto per causa di forze maggiori cambiare tattica, rinunciando al letale tridente. E così il Torino ha vinto su più fronti: sulla personalità, sulla tecnica, sul gioco, sui singoli giocatori, dimostandosi in grado di capitalizzare - proprio come fanno le grandi squadre - 3 occasioni su 3 con gli uomini più forti (Bianchi, Sgrigna e un subentrato Ebagua) e più in generale di decidere a proprio piacimento quando accellerare, quando rallentare, quando imporre il proprio gioco e quando rifiatare. Davvero un gran bel Toro... ma che spavento sulla via del ritorno quell'incidente! Nell'impatto con il tir hanno perso la vita due ignare persone con la loro auto, evitando la strage per i giocatori granata, in viaggio in pulmann.
Passata la paura, ma non lo shock per ciò che è successo alle due giovani vittime, ora il Toro non si vuole più fermare.
Gianni Gardon
Dal Blog PELLEeCALAMAIO
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