Di quasi metà delle opere per il Mondiale non c'è ancora traccia, a due anni dal fischio di inizio: quindi non si gioca? Ma sì che si gioca, alla fine si gioca sempre come anche Polonia e Ucraina stanno dimostrando. Il Mondiale 2014 si disputerà in Brasile, partiamo da questa non notizia visto che nei prossimi due anni i ritardi nei lavori su stadi e infrastrutture faranno sorgere le ipotesi più fantasiose (dalla Germania, già usata per Sudafrica 2010, al Giappone, ne stanno già circiolando parecchie). Questo non toglie che dal punto di vista organizzativo si stia andando incontro ad un disastro che al confronto la montezemoliana Italia Novanta è da considerarsi un capolavoro. Non sono gossip ma dichiarazioni del governo brasiliano presieduto da Dilma Rousseff, attraverso il suo terzo rapporto sull'andamento dei lavori diffuso qualche ora fa. 41 dei 101 progetti previsti sono ancora totalmente sulla carta. Dei restanti 60, 55 sono stati già avviati e appena 5 già conclusi. Per quanto riguarda le mitiche infrastrutture, la situazione della mobilità urbana è ancora tragica, mentre un po' meglio è quella degli aereoporti. Non è un caso che il governo abbia sciolto il comitato organizzatore e abbia preso in mano la situazione. I circenses sono sempre anteposti al panem, quindi dei 12 stadi coinvolti nella manifestazione ben 6 (Salvador, Recife, Rio de Janeiro, Belo Horizonte, Brasilia e Fortaleza). saranno perfetti per la Confederations Cup dell'anno prossimo. Cosa vogliamo dire, in definitiva? Che organizzare grandi manifestazioni sportive in paesi democratici (come il Brasile) è sempre più difficile. Al di là degli aspetti finanziari, quelli che hanno stroncato sul nascere la candidatura olimpica di Roma 2020, non si tratta solo di ammordernare qualche stadio e di verificare che gli albergatori non rubino, ma di ribaltare un'intera nazione per farle fare un salto in avanti di vent'anni. Dove la gente scende in piazza per far spostare una discarica nel paese vicino tutto questo è più difficile rispetto a dove governa un emiro o un partito-Stato. Godiamoci i Mondiali brasiliani, forse saranno gli ultimi di cui non ci dovremo vergognare.
Stefano Olivari, 24 maggio 2012