Inutile. Possiamo anche vincere gli Europei. Possiamo anche evitare la catastrofe economica nostra e dell’intero continente. Ma non ci salveremo noi italiani, le nostre anime. Siamo destinati a perdere e a perderci. Perché abbiamo perso il buon senso, la logica. Una ulteriore riprova l’abbiamo avuta ascoltando ieri pomeriggio
Gigi Garanzini annunciare che, con lunedì, dopo la finale Italia-Spagna, chiuderà la sua collaborazione con Radio 24. E non per decisione sua, anche se signorilmente non ha voluto aggiungere altro. Garanzini molla insomma la trasmissione che ha inventato,
A tempo di sport, che conduceva dalla nascita dell’emittente, il 1999. Non sappiamo se proseguirà l’anno prossimo e chi la condurrà. E francamente poco ci interessa. Perché comunque non potrà essere qualcuno migliore di Garanzini. Il quale aveva tutto per andare bene: una voce profonda, baritonale, molto radiofonica, competenza, brio, vis polemica, garbo, rispetto degli ascoltatori. Doti che difficilmente il suo successore avrà tutte, e in quella misura.
Non a caso appena ha dato l’annuncio, si è scatenato l’inferno. Telefonate di ascoltatori esterrefatti, twittate inferocite, email desolate, gruppi Facebook. Di tutto. Con una unanime compattezza di critiche a questa decisione. Il commento più calzante e beffardo l’ha fatto un tassista che ha chiamato per paragonare la scelta di Radio 24 a quella del Milan di lasciare andare
Pirlo per rimpiazzarlo con
Van Bommel, di cui
Galliani si dev’essere pentito settanta volte sette. Non sappiamo i retroscena e i motivi di quest’abbandono. Sappiamo solo cosa perdiamo così: due ore quotidiane di analisi calzanti (Garanzini è in assoluto il giornalista di calcio più competente che abbiamo mai conosciuto: sa inquadrare alla perfezione una partita dal punto di vista non solo della tattica, ma anche della psicologia e della mentalità dei giocatori), critiche garbate anche quando decisissime, punti di vista intelligenti con cui confrontarsi, spesso controcorrente non per spirito di bastian contrario, ma per libertà (non ha esitato a criticare
Mourinho anche subito dopo il triplete) dibattiti aperti, cortesia verso gli ascoltatori (una rarità, in tempo di gente che viene trattata a pesci in faccia quando telefona in diretta).
Era un vero servizio pubblico, ben diverso da quello di Radio Rai che - finché fa informazione in diretta (ovvero le telecronache) - regge sempre bene, e anche questi Europei l’hanno dimostrato, ma che è un disastro con le sue trasmissioni di approfondimento, zeppe perlopiù di lungaggini, moine, complimenti, giri di parole, opinioni molto generiche anche di tanti quotati opinionisti.
A tempo di sport versione Garanzini invece era diretta, completa, senza fronzoli ma ricca di ciccia, spesso con approfondimenti curiosi e ben scavati. E sapeva trasmettere la voglia di un calcio legato alla fantasia, alla correttezza, all’assenza di polemiche idiote e gonfiate dai media, per andare all’essenza delle cose. Oltretutto Garanzini era uno dei fondatori di Radio 24, e si sa bene quanto in radio conti l’abitudinarietà, l’affezionarsi a certe voci. Sarebbe molto bello, o forse no, conoscere il perché di questa decisione, che magari non c'è neanche, ed è solo una voglia di svecchiamento (il nuovo che avanza, nel senso che non piace a nessuno e viene lasciato lì). Sarebbe ancor più bello se in qualche modo si riuscisse a rimediare. La certezza è che un professionista così non rimarrà a spasso a lungo. O almeno, non succederebbe in un Paese normale. In questo, chissà.
Livio Balestri
telecommando@hotmail.it