Fino a pochi mesi fa il presidente dela FIFA
Joseph Blatter aveva sostenuto il teorema dell'unicità del calcio, cioé che il calcio dovesse avere le stesse regole dalla finale di Champions League al torneino in un villaggio africano. Con il corollario della bellezza dell'arrore arbitrale che crea discussione,
Bakhramov forever. Quindi no alla tecnologia, ni agli arbitri di porta (rimasti una 'fissa' di
Platini, oltretutto circoscritta a poche manifestazioni), nemmeno presa in considerazione l'idea di instant replay per situazioni diverse dal gol-non gol. Una posizione con evidenti motivazioni elettorali, visto che le federazioni più povere non morivano dalla voglia di spendere 200mila euro a stadio per mettersi alla pari con le altre almeno nelle occasioni più importanti (peraltro va detto che nessuna prende dalla FIFA meno di un milione all'anno), ma che adesso è stata ammorbidita dall'ipoteca messa sul prossimo decennio: il 76enne dirigente svizzero ha garantito che questo sarà il suo ultimo mandato (che in ogni caso scade nel 2015), ma soprattutto ha già fatto assegnare con una procedura senza senso i Mondiali, cioé il motore del sistema FIFA, fino al 2022 quando di anni ne avrà 86 e sarà, con tutto il rispetto, per lui difficile pensare al futuro. Insomma, non è che Blatter abbia cambiato idea e che l'International Board gli sia andato dietro, peraltro in maniera soft (nella sostanza ogni federazione potrà fare come crede per quanto riguarda tecnologia su gol e arbitri di porta), è solo che la questione non è più politicamente importante. Rimane invece saldamente nelle mani dell'arbitrio, prima ancora che degli arbitri, la questione del fuorigioco. Con le tecnologie usate per i gol non se ne sbaglierebbe uno, ma lì l'errore umano piace ancora. E le singole federazioni, anche le più ricche, in questo caso tacciono e acconsentono. Uno strumento di potere così non si può perdere a cuor leggero.
Twitter @StefanoOlivari