Roma, Juventus,
Conte, eccetera. L'inizio del campionato di serie A ha confermato che il basso numero di grandi personaggi presenti rende ancora più grandi quei pochi rimasti. E subito la prima giornata ha mostrato che ogni domenica si trasformerà in un referendum pro o contro
Zdenek Zeman. Non tanto da parte dei tifosi giallorossi, consapevoli ben prima della partita con il Catania dei limiti della squadra e dei rischi del calcio di Zeman, quanto da parte di quegli italiani alla ricerca di un guru da adorare o di un nemico da schernire. Non è un caso che anche dopo 90 minuti con mille episodi contestati, tutti fra l'altro a sfavore della Roma, metà delle domande fatte a Zeman siano state incentrate sul calcioscommesse, sulla squalifica di Conte, eccetera: argomenti di solito buoni per accendere giornalisticamente un martedì morto a Vinovo o Trigoria, ma non una domenica sera. Cosa vogliamo dire? Che Zeman, un po' come lo sfiatato
Totti che non ha eseguito i 'tagli' richiesti, non si discute ma si ama o si odia. Noi personalmente lo amiamo, perché è commovente nel considerare il calcio ancora uno sport e nel parlare di meriti e demeriti (lo ha fatto anche contro la sua squadra, al netto degli errori arbitrali), ma comprendiamo i motivi per cui gli 'uomini di calcio' e non solo la parte più becera del tifo juventino o moggiano lo detestino. Siccome buona parte dei giornalisti che mendicavano favori e raccomandazioni presso alcuni nemici di Zeman sono ancora in servizio e non certo in posti di secondo piano, è evidente che il referendum pro o contro l'allenatore boemo sarà la parte più interessante di questo torneo. Perché ben rappresenta due Italie, che sarebbe semplicistico ridurre alla dicotomia Juve-antiJuve. Quanti interisti avrebbero barattato il Triplete di
Mourinho, per citare un allenatore giudicabile solo in base ai risultati e non alla filosofia, con le belle sconfitte di Zeman? E quanti milanisti avrebbero preferito le verticalizzazioni continue del suo 4-3-3 allo scudetto del catenaccio e palla a
Ibra? Tanti, di sicuro, ma non sappiamo se più della metà. E infatti l'apprezzamento di
Moratti e
Berlusconi è sempre rimasto allo stadio delle parole, anche quando uno Zeman sarebbe stato utilissimo come parafulmini.
Twitter @StefanoOlivari