Silvio Berlusconi è in rimonta, non lo dicono i sondaggi ma i risultati elettorali. Stiamo parlando di calcio, a scanso di equivoci. Lo scenario certificato venerdì scorso è noto: Juventus, Inter, Roma e Fiorentina, per citare solo chi nel sistema calcio pompa o pompava soldi veri, sono fuori dal governo del pallone. E la cosa le ha fatte andare fuori di testa, non tanto per l'incredibile rielezione del
Beretta part time con Unicredit, ma per il fatto di essere state messe nel sacco da una strategia che ha avuto il suo uomo immagine in
Claudio Lotito ma che è stata evidentemente ideata a Milano, in via Turati, per non dire ad Arcore. Da qui nasce la polemica di
Agnelli con
Pulvirenti, mai stato grande appassionato delle riunioni di Lega ma improvvisamente folgorato dalla politica sportiva al punto di andare a rappresentare la serie A nel Consiglio Federale governato dal tele-
Abete (è su ogni canale, in attesa degli intervalli delle partite della Nazionale). In teoria, almeno per come la vediamo noi, è una bellissima cosa che il Catania abbia la stessa dignità politica della Juventus e della altre che si stanno lamentando. Molto da lega americana. Il problema è che dalla trombatura di
Abodi, uno che non viene da Marte (ha avuto i suoi referenti politici ed economici, a partire dalla defunta Alleanza Nazionale) ma che per la B ha dimostrato di avere qualche idea, non è nato un calcio nuovo ma la riedizione di un film già visto, quello della Lega di Galliani, presidente di questo organismo dal 2002 fino a quando nel 2006 il deferimento di
Palazzi per Calciopoli (per lui conclusasi con una condanna a 5 mesi di squalifica) non lo costrinse a mollare l'osso. Ma cosa c'è dietro a questa operazione che ha visto protagonisti Lotito, possibile candidato del Pdl in Campania (controlla anche la Salernitana) e tutta una serie di presidenti 'amici', dall'ex asistente di Berlusconi
Urbano Cairo all'uomo mercato Preziosi passando per il commensale Ghirardi? Può essere simpatico ricordare che oltre a Galliani, anche Lotito e Preziosi hanno condanne sportive nel loro curriculum, ma sarebbe riduttivo collocare la vicenda in un'ottica giudiziaria o anche solo sportivo-complottistica: dubitiamo che gli arbitri cambino il loro atteggiamento verso i club beffati, solo perché Beretta è stato riconfermato. Una possibile spiegazione dell'accaduto è che Mediaset Premum sta andando male. Chiunque pensi anche solo alla lontana, come Abodi, che la serie A sia sottovalutata dal punto di vista degli introiti televisivi, è potenzialmente pericoloso per la sopravvivenza di Mediaset (ma anche di Sky, che non a caso ha dato poco spazio alla storia) perché potrebbe avere la tentazione di far pesare il proprio potere contrattuale cambiando vecchi paradigmi. La web tv ma anche la stessa 'vecchia' idea di una televisione di Lega, magari sul digitale terrestre con tanto di propria smart card, potrebbe essere più eversiva del pur auspicabile sorteggio arbitrale integrale. E' insomma una vicenda in cui i presunti innovatori (Agnelli, Moratti, Della Valle...) non sono i buoni e gli altri i cattivi. Si tratta di una guerra di potere, con una battaglia importante vinta da Berlusconi. Che sa benissimo quanto in politica la parte 'circenses' sia importante almeno quanto quella 'panem'.
Twitter @StefanoOlivari