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L’azienda di Stramaccioni e Cassano

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E' probabile che l'anno prossimo né Antonio Cassano né Andrea Stramaccioni facciano parte dell'Inter, se non dal punto di vista ragionieristico (si legga: ingaggio da pagare comunque, in tutto o in parte), anche se il raggiungimento di un insperato, considerando il valore medio della rosa, piazzamento da Champions League potrebbe cambiare ogni valutazione degli esperti (cioé 50 milioni di persone). Il Napoli è relativamente lontano, ma il Milan che avrebbe azzeccato tutto è davanti solo di un punto, la Lazio in calo è a fianco, Fiorentina e Roma sono pericolose ma dietro. Insomma il millesimo caso Cassano della nostra vita capita in un momento in cui in casa Inter potrebbe davvero accadere di tutto: lo spirito del secondo tempo di Catania e la reazione dopo lo svantaggio nel derby contro l'intensità media vista dalla vittoria allo Juventus Stadium (punto più alto e al tempo stesso inizio della fine dell'Inter di Stramaccioni) in poi, dove andrà il pendolo? Di davvero interessante nella vicenda non c'è un litigio pesante fra un giocatore, peraltro recidivo, e un allenatore che fin dal settore giovanile ha la fama di uno che risponde a tono e non gira la faccia dal'altra parte. La parte interessante è che Moratti, prima delle inevitabili scuse di Cassano con annessi propositi di fare bene, eccetera, ha lasciato cuocere per due giorni i protagonisti della vicenda, come se volesse prendere le distanze da entrambi e in generale dalla squadra, oltre che da chi l'ha costruita. Il presidente dell'Inter non si è visto alla vigilia della partita con il Catania, contrariamente al solito, né tantomeno al Cibali (in trasferta però va raramente). E ha già capito che luna di miele con Cassano, peraltro uno dei pochi giocatori di talento dell'Inter, è finita. Per la verità è finita da almeno un paio di mesi, più per l'involuzione del gioco della squadra che per le sostituzioni. Il vero problema è che l'operazione Stramaccioni è arrivata a un punto morto. Spacciato per 'lanciatore' di giovani ma in realtà graditissimo ai vecchi (argentini) dello spogliatoio, Stramaccioni non avendo di fatto giovani da lanciare (di certo non quelli della Next Generation, quasi tutti ceduti o spariti) si è trasformato in un gestore di situazioni in maniera non dissimile da quel Ranieri che l'anno scorso sostituì a sorpresa. In altre parole, non essendoci il mitico 'progetto', Stramaccioni è tornato ad essere suo malgrado un allenatore normale. Che sarà giudicato per i risultati, finora più che buoni se rapportati al valore della rosa. L'aria lui l'aveva annusata, non a caso fino all'ultimo era stato un tifoso della ricucitura con Maicon (che a 32 anni e anche giocando con una birra in mano sarebbe il miglior esterno della serie A, al di là del recente infortunio che lo terrà fuori due mesi) e di quella con Sneijder. Fare gli aziendalisti può servire a farti assumere, farlo troppo prepara il terreno al licenziamento. Per questo Stramaccioni ha subito perdonato Cassano: uno dei pochi che può dargli la qualità per arrivare al terzo posto, non più un amico con cui fare battute. E anche Cassano, fuori tempo massimo (30 anni e mezzo), si è scoperto aziendalista. Basterà?