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La memoria di Piqué

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Da 25 anni il Barcellona è al squadra di club più tifata del mondo da chi non è tifoso, o per lo meno non lo è in maniera fanatica. Ed il merito è del vituperato tiki taka, cioè il gioco costruito con una fitta serie di passaggi che da quando Johann Cruijff prese in mano i blaugrana (1988, dopo avere lasciato l'Ajax) manda in bestia gli avversari. Paradossalmente anche quelli che il Barcellona l'hanno battuto, che in maniera grottesca esaltano la propria furbizia anche nelle rievocazioni. Un gioco che nel quadriennio 2008-2012 di Guardiola, più crujffiano di Cruijff, ha raggiunto un livello teorico e pratico inimmaginabile grazie soprattutto ai suoi interpreti: in ordine di importanza Iniesta, Xavi e Messi, con tutti i satelliti a trarre benefici dalla loro sapienza perché senza di loro Busquets sarebbe stato da Levante. Senza peraltro grandi segreti tattici, se non quello di formare un triangolo intorno alla palla, con almeno due elementi su tre del triangolo con i piedi buoni. E con una evidente controindicazione: la mancanza di profondità e di sbocchi offensivi appena il ritmo cala. Problema degli avversari: nessuno al mondo è capace di assemblare così tanti giocatori di qualità con un ritmo mediamente così alto, come è stato capace di fare il Barcellona dei tempi moderni. Adesso l'odio per quella idea di calcio ha trovato nuova benzina nelle parole di Gerard Piqué, che in realtà si è limitato a dire che con Martino il gioco del Barcellona è un po' meno prevedibile. Ne parliamo perché è curioso che chi nel nome del dio risultato accetta partitacce piene di palloni sparati avanti in maniera casuale si arrabbia quando qualcuno, non necessariamente il Barcellona, porta avanti un progetto diverso da quello dei mestieranti. Contro il tiki taka sono stati scritti addirittura libri, anche se non significa che siano stati letti... Eppure i tifosi del Barcellona non sembravano così insoddisfatti, visto che fra Cruijff e Guardiola-Vilanova gli allenatori che hanno funzionato meglio in blaugrana sono stati non a caso due olandesi, Van Gaal e Rijkaard. Nonostante la fama, Van Gaal era (ed è) il meno rigido di tutti (adesso gioca diversamente ma nella sua prima esperienza catalana provò per lunghi tratti un rivoluzionario e al tempo stesso antico, per la evidente somiglianza con il Metodo, 2-3-2-3), ma di sicuro mai ha detto a un suo difensore di buttare a caso la palla in avanti, 'per cercare la profondità' (come penosamente spiegano certe seconde voci delle telecronache, quelle che quando vedono una tonnara a centrocampo parlano di 'densità'). E quindi? Il tiki taka come mezzo, non come fine, è parte integrante della filosofia del Barcellona che in molti ammiriamo insieme a tanti latri fattori (culturali, sociali, etnici, eccetera). Visto che i campioni li hanno avuti e li hanno anche altri, non ci sembra che i risultati siano cattivi. E li ricorda anche Piqué, difensore da tiki taka se ce n'è uno. Twitter @StefanoOlivari