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La scadenza di Allegri

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Il cambio di allenatore in corsa non è proprio una specialità del Milan di Berlusconi, che in 27 anni solo 4 volte è caduto in tentazione: con Capello al posto di Liedholm sul finire della stagione 1986-87, con Sacchi al posto di Tabarez nella stagione 1996-97, con Maldini al posto di Zaccheroni in quella 2000-2001 e con Ancelotti al posto di Terim in quella successiva. Insomma, prima di cacciare un tecnico ci si pensa a lungo e non è un caso che in nessuno dei 4 casi citati l'allenatore esonerato fosse una scelta di Berlusconi: Liedholm se l'era trovato dalla gestione Farina e gli altri tre erano scelte di Galliani e da Galliani difese il più a lungo possibile. Esattamente come Allegri, che a San Siro contro Lazio e Fiorentina si gioca il suo futuro. Non quello al Milan, che al 100% non andrà oltre il giugno dell'anno prossimo, ma quello ad alto livello: concorrere da esonerato per la panchina azzurra del dopo Prandelli non sarebbe il massimo. Certo è che Berlusconi si augura che Allegri tiri a campare ancora un po', perché il 'suo' Seedorf non sarà disponibile prima del 2014 e Maldini (Paolo) sembrerebbe una bastonata a Galliani. Una scelta precipitosa difficilmente andrebbe al di là di Tassotti e/o Inzaghi, senza oltretutto alcuna garanzia di acciuffare quel terzo posto da Champion League vitale per il bilancio. Sarà decisivo anche l'atteggiamento di Balotelli. Sei mesi da separato in casa, giocando per dispetto nei confronti di Allegri e con i compagni che lo scaricano, abbatterebbero di molto il suo valore di mercato e renderebbero impossibile l'operazione '100 milioni' prevista in casa Milan per il dopo-Mondiale. Previsione degli insider, con la solita avvertenza che le sbaglia solo chi le fa: Allegri (e Galliani) verrà incontro a Balotelli e il tirare a campare sarà protratto fino agli ottavi di Champions. Anche la curva degli ultras della Juventus si è aggiunta a quella delle due milanesi, della Roma e del Torino: chiusura con la condizionale, quindi per il momento nessuna chiusura, per i cori contro Napoli. Abete non poteva perdere la faccia, facendo marcia indietro sulla discriminazione territoriale, ma spera di poter gestire la situazione fino a maggio anche grazie al fatto che adesso i cori debbano essere chiaramente percepiti. E' chiaro che da ora in poi i cori delle curve sotto condizionale saranno ritenuti 'validi' solo in casi reiterati e gravissimi, quindi presumibilmente mai. La domanda cattiva è la seguente: come mai fra le tante cose orribili che vengono gridate in tutta Italia, anche dal pubblico normale e non solo dagli ultras, l'unica che colpisce riguarda Napoli? Forse riflessi condizionati dei media, a colpi di 'meraviglioso pubblico del San Paolo, che notano il razzismo in una sola direzione. Michel Platini è così intelligente che a volte non si capisce se scherzi o no. Così la proposta di portare la fase finale del Mondiale da 32 a 40 squadre, lanciata in un un'intervista al Times, è difficile da interpretare se non in chiave elettorale (le federazioni sono 209). Di sicuro è una difesa della sua Europa, visto che chiunque voglia concorrere per la presidenza FIFA va a caccia di voti africani e asiatici: infarcire di squadracce la manifestazione sportiva più importante del pianeta non deve quindi andare a discapito dei due continenti trainanti. Interessante è anche l'osservazione di Platini sul calendario: secondo lui il Mondiale a 40 squadre non necessita di un mese e mezzo, ma solo di 3 giorni in più di calendario. Nell'intervista non lo dice, ma lo fa dire in altre sedi (francesi) a suoi ventriloqui: meglio 10 gironi da 4 squadre che 8 da 5 o altre soluzioni monstre, meglio partire da Qatar 2022 (nelle premesse il peggior Mondiale della storia) che da Russia 2018. Come diceva Paolo Rossi, non quello del Mondiale, era meglio morire da piccoli. Twitter @StefanoOlivari