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Ibrahimovic e il debito pubblico

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La demagogia anti-calcio, ma sarebbe meglio dire anti-calciatori, non riguarda solo gli avventori dei nostri bar ma anche i primi ministri come Francois Hollande. Certo, l'aliquota fiscale del 75% sui redditi annuali oltre il milione di euro (per la parte eccedente il milione, va precisato) non riguarda in teoria solo i calciatori ma la realtà è che quasi tutte le altre categorie professionali hanno la possibilità di far sparire utili utilizzando società di comodo o gonfiando spese. A provarlo è il fatto che Hollande la scorsa settimana abbia incontrato un gruppo di proprietari di club di Ligue 1 mentre non ha fatto la stessa cosa con dentisti, avvocati o imprenditori. L'impressione è che la tassa sarà confermata, quindi il popolo affamato non avrà pietà dei suoi idoli calcistici mentre nemmeno sospetterà dei modi legali con cui banchieri e finanzieri vari occulteranno cifre infinitamente superiori. Parlando solo di calcio, è evidente che una situazione del genere porterà i calciatori di Ligue 1 a ragionare ancora di più sul netto di quanto già non avvenga oggi: un po' come se la tassa fosse un problema dei club e non loro. E quindi? PSG e Monaco a parte, club dalle spese no limits, tutti gli altri club si dovranno ridimensionare e la Ligue 1 diventerà un campionato molto più deprimente di quanto sia adesso. Alla fine assisteremo probabilmente alla sagra dei pagamenti in nero e a differenze tecniche abissali fra squadre. Ma non è un problema, né tantomeno colpa, di Ibrahimovic. Anche se per il probabile sciopero (o, per meglio dire, serrata) previsto fra un mese, ci sarà chi parlerà di sciopero dei miliardari. Come se fosse giusto regalare il 75% del proprio lavoro e della propria vita ad uno Stato vorace e incapace. Un vero spot a favore dell'evasione fiscale.