Barbara Berlusconi contro
Galliani, una guerra fredda combattuta forse nel nome di un altro Berlusconi (non a caso silente). Perché questo parlare di scelte di mercato (peraltro delle 'non scelte', vista la chiusura dei rubinetti Fininvest) è molto strano, mai nella storia del Milan berlusconiano erano state messe in discussione le operazioni di Galliani. Nemmeno le più strampalate, nemmeno quelle che poi hanno portato a stagioni tristi (qualcuna ce n'è stata, in mezzo a tante vittorie). Gli addetti ai lavori e ai livori vedono in tutto questo un preparare il terreno per l'arrivo del
Thohir rossonero, con la piccola differenza che Berlusconi valuta il Milan un miliardo di euro e non i 50 milioni che alla fine andranno nelle tasche di
Moratti, che oltretutto li userà per la prossima ricapitalizzazione. Inutile sparare nomi, che pure in queste ore vengono sparati a raffica, riducendo le pretese qualcuno si troverà. Magari non i
Ligresti, che 4 o 5 anni fa sembravano pronti a rilevare tutto mantenendo il Milan in un'orbita berlusconiana. Quindi avanti con Galliani (per la gioia di
Paolo Maldini, tenuto in allerta ma ormai da 4 anni fuori dal calcio: ottima e intelligente persona, ha tutto da dimostrare come dirigente), ma non con
Allegri. Alla prima occasione utile arriverà
Seedorf, come da promessa presidenziale fatta nello scorso dicembre. Allegri può allungarsi la vita limitando i danni a Barcellona e traghettando la squadra verso gli ottavi di Champions, ma poi saranno inevitabili i saluti. E forse almeno uno fra Berlusconi (Silvio) e Galliani racconterà a Barbara la verità su questa stagione fatta nascere consapevolmente male.