La Figc è particolrmente sensibile ai cori, soprattutto quando riguardano Napoli (altre città italiane possono essere insultate senza suscitare indignazione), mentre lo è un po' meno nei confronti di sassi e coltellate. Sarà stato questo il pensiero dei sette poliziotti e dei tre finanzieri che ieri sono stati feriti durante gli scontri avvenuti a Fuorigrotta fra ultras del Napoli e del Marsiglia, secondo tempo di quelli avvenuti due settimane prima in Francia (in quel che rimane della Francia, per meglio dire). In pratica centinaia di supporter della squadra di
Benitez invece di godersi il clima da Champions League hanno tentato di vendicarsi dei marsigliesi e purtroppo ci sono andate di mezzo le nostre forze dell'ordine. Un autobus di tifosi marsigliesi (in totale, con vari mezzi, ne sono arrivati 1.500) è stato ben accolto già in tangenziale, fra bottigliate e fumogeni. Un autobus, va sottolineato, pieno non di pacifisti o di cultori degli schemi di
Baup, ma di gente che per questa trasferta italiana aveva messo nel proprio bagaglio martelli e machete. Poi gli ultras napoletani, sempre fuori dallo stadio, hanno tentato di sfondare il solito cordone di protezione di polizia e carabinieri. Sassi, fumogeni, botte, eccetera, per una serata che sarà attentamente valutata dalla Uefa (il San Paolo è sotto diffida in Europa) e che dovrebbe far meditare chi sostiene che gli ultras siano la parte sana del calcio. Il fatto che la tessera del tifoso sia stata un'iniziativa grottesca non significa che si debbano riconsegnare gli stadi a queste persone, in spregio al 90% di chi segue il calcio. Ma che si parli di Napoli o Marsiglia, di Milano o di Parigi, di Bologna o di Nantes, è di sicuro interesse sociale (non si può dire, ma lo è) che la feccia della società si raggruppi in prossimità degli stadi. Magari non è interesse del calcio, però.