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Il mito di Brighton

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La visita del vicepremier Angelino Alfano in Lega ha prodotto promesse di legge sugli stadi (traduzione: sgravi fiscali, finanziamenti facili e facilitazioni commerciali) e ha piantato una nuova bandiera sulla montagna dell'esterofilia italiana, che si pasce di modelli e miti inevitabilmente 'migliori' anche al netto dei loro fallimenti: qualcuno scrive ancora del modello spagnolo? Per farla breve, Alfano ha indicato come storia di successo il caso di Brighton e del Brighton (Brighton & Hove Albuion Football Club), squadra di Championship inglese (la nostra serie B) ma con un discreto passato anche in First Division (negli anni in cui era l'equivalente dell'odierna Premier League, con highlight una finale di FA Cup persa contro il Manchester United). Il Brighton, secondo Alfano o chi gli ha scritto questo testo, avrebbe triplicato le presenze allo stadio proprio in virtù del nuovo impianto e non certo per i risultati sportivi. Tutto parte dalla crisi degli anni Novanta, che portò alla vendita-svendita dello storico Goldstone Ground dopo 2.174 partite e un record di affluenza di 36.747 (contro il Fulham, nel 1958) spettatori. Dopo varie peripezie nel 2008 parte la costruzione del Falmer Stadium, ultimata nel 2011 con tempi quasi italiani e una capienza di 22.374. Successo di pubblico immediato e istantaneo inizio dell'ampliamento nell'ordine degli 8.000 posti terminato qualche mese fa. Adesso la capienza è di 30.750, ma soprattutto lo stadio, sponsorizzato Amex (cioè American Express)  è diventato una delle attrazioni principali di Brighton pur non avendo nessuna attrattiva particolare se non quella di essere nuovo e bellissimo per vedere una partita di calcio. Sì, i soliti negozi e addirittura uno spazio affittato alla University of Brighton per le lezioni, ma niente di particolarmente geniale. E arriviamo al punto, visto che Alfano è arrivato milionesimo nel sostenere che il calcio è uno spettacolo. L'Amex Stadium è perfetto per il calcio e non fa passare la voglia di andarci al tifoso tiepido, ma la molla è sempre quella dell'interesse per la squadra visto che i numeri attuali con marketing e merchandising sono gli stessi degli anni Cinquanta. Semplicemente si è tornati in un impianto di capienza adeguata, dopo l'emigrazione a Gillingham e la sistemazione provvisoria, ma durata più di 10 anni, a Whitdean in un impianto da nemmeno 9.000 posti. In altre parole, uno stadio confortevole stimola sì la visita, ma solo di chi è già interessato alla materia. Usare gli ultras come pretesto per speculazioni e cementificazioni, questo il modello italiano.