Massimiliano Cappellini segnava gol da urlo, ma lo faceva quasi sempre in allenamento. Di questo, nell’era pre-You Tube, non è ovviamente rimasto traccia, consegnando ai posteri l’ennesimo promettente prodotto di un vivaio importante (nel suo caso, quello del Milan, con il quale debuttò in prima squadra nel febbraio 1988 a 17 anni) che ha dovuto accontentarsi di fare il fenomeno in provincia (Como e soprattutto Empoli i suoi picchi in carriera).
Colpa di una carenza di carattere e personalità che ha prevalso su qualità tecniche di prim’ordine. In piccolo, la storia di Cappellini ricorda quella di Bojan Krkic, con la differenza che le reti segnate dall’attaccante dell’Ajax in allenamento o in amichevole girano regolarmente in rete, e alcune fanno strabuzzare gli occhi. Ma Bojan Krkic ad Amsterdam è stato finora un mezzo flop, con la prima rete ufficiale arrivata solo a dicembre. Vero è che nel mezzo ci sono stati due mesi di infermeria per un problema alla coscia, ma da agosto fino a ottobre lo spagnolo non ha mai convinto, né da ala destra né da punta centrale, tanto da convincere Frank de Boer a toglierlo dall’undici titolare.
Il problema è quello di sempre: tanto fumo, pochissimo arrosto. Eppure ad Amsterdam ci sono tutte le premesse per permettere a Bojan di uscire dal guscio dell’eterno incompiuto: un posto da titolare fisso (che Allegri al Milan non poteva garantirgli, ma il discorso era lo stesso con Guardiola al Barça); un club dalla filosofia calcistica identica a quella del Barcellona; un ambiente che lo coccola, a partire dal grande capo Johan Cruijff. Il problema è che, calcisticamente parlando, Bojan è rimasto il ragazzo di 17 anni che rifiutò l’offerta di Luis Aragonés per un posto nei 23 della Spagna all’Europeo 2008. Motivo? Non si sentiva ancora pronto. Del resto, se il Barcellona aveva deciso di privarsi di questo classe 90 che in maglia blaugrana aveva bruciato le tappe (889 gol in 7 stagioni di
cantera, esordio in prima squadra a 16 anni, più giovane marcatore della storia del Barça nella Liga), una ragione ci doveva pur essere. Domani Bojan torna a Milano. Una volta il grande ex tra Milan e Ajax rispondeva al nome di Frank Rijkaard, e i due club si giocavano la finale di Champions League.
Oggi bisogna accontentarsi di questo attaccante pochissimo rimpianto dal popolo rossonero, e di una sfida-spareggio che vale gli ottavi di finale. Per Bojan, in rete sabato contro il Nac Breda (2° centro stagionale, ma in Eredivisie non era facile segnare?) ma anche protagonista di una simulazione di balotelliana memoria (in Olanda nessuno ha dimenticato lo scandaloso rigore dell’andata), è una delle ultime occasioni per dimostrare di non essere un giocatore di provincia. Come il buon Cappellini.