Walter Mazzarri ha a disposizione in pratica la stessa Inter che aveva l'anno scorso
Andrea Stramaccioni, con risultati al momento paragonabili anche se il curriculum dei due allenatori non potrebbe essere più diverso, anche per motivi di età: una grande carriera (mai esonerato) partendo dal basso e un punto interrogativo partendo dall'alto. Abbiamo detto 'paragonabili', anche se i numeri sarebbero a favore dell'ex ragazzo prodigio delle giovanili della Roma prima che problemi di vario tipo (fra questi una certa antipatia con
De Rossi senior) lo portassero a Milano: dopo 16 giornate un secondo posto contro il quinto attuale, con 6 punti in più e 4 gol subiti in meno nonostante impegni europei che quest'anno non ci sono (anche per colpa di Stramaccioni, peraltro). La grande attenuante di Mazzarri, al di là del fatto che lui il crollo verticale alla Stramaccioni non lo abbia ancora vissuto, è quella di essere arrivato nel momento di questo pseudo-ribaltone societario, con il vecchio proprietario che è uscito di scena, si fa per dire, dando il comando della società a uno che al di là del ripianare i debiti non ha alcuna strategia sportiva diversa da quella che potrebbero avere un
Pozzo o un
Preziosi. Con la competenza dimostrata da Pozzo e Preziosi (mettendo per un attimo in ghiaccio gli aspetti etici) ancora tutta, ma proprio tutta da dimostrare. Altra cose le strategie di marketing, comunque anche quelle tutte da verificare sul campo: il mondo non è pieno di figli del ceto medio desiderosi di comprarsi la maglia ufficiale di
Icardi o di
Belfodil. Ma di
Thohir ci sarà tempo, tanto ma non tantissimo, per parlare, anche alla luce del modesto mercato di gennaio che sta imbastendo (se tutto deve passare dalla cessione di
Guarin…). Mazzarri è un altro discorso: la sua grande esperienza non gli ha consentito di liberare l'Inter dall'influenza ormai nefasta degli Zanetti e dei Cambiasso, perché essere stati dei campioni non trasforma automaticamente in buoni dirigenti (meno che mai quando ancora formalmente si è calciatori), che impedisce di mettere davvero alla prova i pochi elementi di prospettiva, da
Kovacic a
Icardi. L'assurdo è che nemmeno il Napoli attuale, nonostante la vittoria di ieri, sta facendo meglio di quello dell'anno scorso guidato da Mazzarri. Cambiare tanto per cambiare è una stupidaggine, vale per gli allenatori come per i presidenti. L'Inter ha cambiato entrambe le figure, per rimanere da metà classifica in questo e nei prossimi anni.