Un pubblico di diciottomila persone ha festeggiato ieri il centenario del Cosenza, club di buone tradizioni ma ormai da più di dieci d’anni fuori dalla quella Serie B che negli anni Novanta costituiva il suo habitat naturale. I tifosi rossoblù hanno applaudito al San Vito la loro squadra, terza nel Girone B di Seconda Divisione, offrendo un colpo d’occhio che ci ha rimandato con la mente ai tempi d’oro dell’undici calabrese. Come quello guidato da Bruno Giorgi nel 1988-89, che da neopromoso sfiorò la Serie A, arrivando quarto, in compagnia di Cremonese e Reggina. Per la classifica avulsa, il Cosenza dovette lasciare ai grigiorossi e agli arcirivali amaranto, la possibilità di giocarsi lo spareggio-promozione sul neutro di Pescara. Per la cronaca, i rossoblù furono la squadra con più vittorie del campionato (17), ma i due punti a vittoria davano grande (troppa?) importanza ai pareggi e così, quel tesoretto di vittorie fu sprecato. In quella squadra giocava il centrocampista Donato Bergamini, la cui morte, avvenuta nel novembre 1989, è ancora avvolta dal mistero (il Guerino se ne è occupato spesso nella versione cartacea). Assieme a Bergamini, i volti principali della squadra erano i centrocampisti Giorgio Venturin e Alberto Urban e le punte Maurizio Lucchetti e Michele Padovano, con quest’ultimo destinato a un brillante palmarès nella Juventus lippiana.
L’anno seguente le cose non girarono per il verso giusto, ma la sorte si ricordò in extremis del Cosenza, che ottenne la salvezza proprio per la classifica avulsa, così amara l’anno prima.
Nel ’90-91, altra stagione thriller. In coda, nove squadre furono raccolte in due punti. Tra queste Cosenza e Salernitana, costrette a giocarsi lo spareggio per la salvezza. All’Adriatico di Pescara, i ragazzi di Edy Reja (subentrato a Di Marzio a campionato in corso) la spuntarono dopo 120 minuti di battaglia. La vittoria maturò ai tempi supplementari, grazie a un gol di Luigi Marulla, che con novantuno reti complessive, ancora oggi è il massimo bomber della squadra (oltre che il recordman di presenze), e probabilmente il giocatore che più di ogni altro incarna lo spirito del club, di cui sarà in seguito anche allenatore, della Primavera e della prima squadra.
L’anno dopo, tutta un’altra musica: il Cosenza, ancora guidato da Reja, arrivò quinto, ad appena due punti dall’Udinese, quarta e ultima promossa. Decisiva la sconfitta all’ultima giornata a Lecce: la vittoria avrebbe garantito ai calabresi lo spareggio-promozione con i friulani. Anche l’anno dopo il Cosenza, passato intanto a Fausto Silipo, stazionerà nei piani alti, ma finirà cinque punti dietro la zona promozione (e comunque tra il Lecce, quinto e i cosentini, c’erano in mezzo Padova e Ascoli). Una bella squadra, arricchita da validi elementi come Balleri, Statuto, Napoli e Bia, aggiuntisi all’ossatura della squadra. Ma il ‘92-93 fu anche un’annata tragica: il centrocampista Massimiliano Catena morì in ottobre per un incidente stradale, a soli 23 anni. Quattro giorni prima, aveva segnato il gol del pareggio in una sfida contro la Ternana. Oggi, la curva Nord porta il suo nome.
Altra stagione da ricordare è quella del 1994-95: i Lupi si salvarono nonostante i 9 punti di penalizzazione: guidati da Alberto Zaccheroni e trascinati dalla mitica coppia-gol formata da Marulla e Negri (che tre anni più tardi sarà capocannoniere della Scottish Premier Division, nelle fila dei Rangers). La salvezza fu ottenuta in anticipo, anche se, classifica alla mano, arrivò per un solo punto sui siciliani dell’Acireale. Fino a marzo il Cosenzadi Zunico, Vanigli, Miceli, De Rosa, De Paola, Marulla e Negri, guardava all’alta classifica, poi il calo alla distanza.
Nel 1996-97, la discesa in C1, con pronta risalita l’anno dopo, e nel 2000-01, gli ultimi fuochi. La squadra arriva ottava in Serie B, ma a lungo nella città dei Bruzi si è sognata la massima serie. L’undici di Bortolo Mutti stazionò per nove settimane in testa alla classifica, perdendola il 3 dicembre dopo una sconfitta interna con il Chievo Verona di Gigi Delneri, destinato ad una storica promozione. Il portiere Pantanelli, i difensori Altomare, Silvestri e Pavone, i centrocampisti Valoti, Giandebiaggi, Strada, la coppia d’attacco Savoldi-Zampagna: quello fu l’ultimo Cosenza dai nomi altisonanti. Negli anni seguenti, ebbe inizio il declino. Nel 2002-03, la retrocessione in C e la seguente radiazione. La ripartenza dalla Serie D, il fallimento del 2005, il cambio di nome da Cosenza Calcio 1914 ad Associazione Sportiva Cosenza Calcio, il ritorno in Lega Pro, nel 2007-08, il ritorno al nome originale, un nuovo fallimento, ancora un nuovo nome (Nuova Cosenza Calcio), una seconda ripartenza dalla D, fino ad arrivare al ripescaggio in Lega Pro nel 2012-13. Anni di vicissitudini, saliscendi continui, un loop di cadute e risalite, fino ad arrivare alla grande festa di ieri. Col San Vito tornato a celebrare una squadra vogliosa di riscrivere pagine avvincenti come quelle degli anni Ottanta e Novanta.
Giovanni Del Bianco
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