Adesso che è stata abolita dalla FIGC nell'ultimo consiglio federale, con decorrenza effettiva a partire dal 2015, apprendiamo da vari media che nessun grande club italiano amava la comproprietà. Tutti per la trasparenza, tutti pronti a relegare questo artificio alle storie di calciomercato dei tempi eroici. E vai con l'amarcord, a partire dai 2 miliardi 612 milioni 510 mila lire (abbiamo sempre trovato geniale la storia delle 510mila lire, anche se in realtà sarebbe ancora più interessante il nome del consigliere che fece svenare Giussy Farina) che nel maggio 1978 il presidente del Vicenza mise nella busta, a fronte degli 875 milioni scritti da Boniperti per la Juventus: fa tuttora ridere che l'allora presidente della Lega Franco Carraro, non un omonimo, si fosse dimesso, in segno di protesta per l'immoralità della cifra. Sul perché il presidente federale Abete abbia preso questa decisione, in contrasto con il parere di molti club anche di serie A, ci sono pochi dubbi: dal punto di vista fiscale la comproprietà non era più sostenibile, visto che nella maggior parte dei casi (ora nella sola serie A 164, sugli oltre 300 totali, per un valore di 130 milioni di euro) serviva solo a mascherare compravendite 'al 100%' facendo così pagare meno tasse (per parlare chiaro) al club che cedeva il giocatore. Ci sarebbe poi sempre stato tempo negli esercizi successivi per annacquare gli utili, utilizzando altre comproprietà (magari incrociandosi o triangolando sempre con le stesse società, con un meccanismo simile a quello delle plusvalenze). Una gigantesca finzione, provata dal fatto che solo in una minoranza di casi si sia andati alle buste sul serio. E adesso? La strada è solo quella del prestito con obbligo di riscatto, magari con il simpatico trucchetto di far iscrivere subito a bilancio le spese e di differire gli incassi (per la serie 'patto fra generazioni'). L'accelerazione di Abete è comunque sospetta e potrebbe essere stata consigliata da una rinnovata attenzione dell'Agenzia delle Entrate per certi bilanci, non solo per quelli della LegaPro. In altre parole, un segno di buona volontà fiscale in cambio di una pax pre-mondiale. È una regola quasi fissa: mancando le partite, partono le inchieste.