Altro La Redazione 2014-06-24T22:05:37
37/64. Italia-Uruguay 0-1
A quattro anni dalla figuraccia in Sudafrica, l’Italia esce di nuovo ai gironi. Era dagli anni Sessanta che gli Azzurri non uscivano due volte di fila alla prima fase. Tabellino, analisi e pagelle della sfida dell’Arena das Dunas.
IL TABELLINO
GRUPPO D
Natal, 24 giugno
ITALIA-URUGUAY 0-1
36’ st Godin.
ITALIA (3-5-2): Buffon; Barzagli, Bonucci, Chiellini; Darmian, Verratti (30’ st Thiago Motta), Pirlo, Marchisio, De Sciglio; Balotelli (1’ st Parolo), Immobile (26’ st Cassano). Ct: Prandelli.
URUGUAY (3-4-1-2): Muslera; Gimenez, Godin, Caceres; C. Rodriguez (33’ st Ramirez), A. Gonzalez, Arévalo Rios, A. Pereira (18’ st Stuani); Lodeiro (1’ st M. Pereira); Suarez, Cavani. Ct: Tabarez.
ARBITRO: M. Rodriguez (Messico).
NOTE: espulso al 14’ st Marchisio per gioco violento; ammoniti Balotelli, Arévalo Rios, De Sciglio e Muslera; recupero: 2’ pt, 5’ st.
LA PARTITA
«Partiamo per il Brasile con la consapevolezza di fare un grande Mondiale», aveva detto Prandelli nel postpartita di Italia-Lussemburgo 1-1. Speravamo tutti che quel pari fosse dovuto ai pesanti carichi di lavoro e a una preparazione mirata a migliorare la condizione dei giocatori gara dopo gara e l’avvio del nostro Mondiale contro l’Inghilterra pareva davvero confermare questa tesi. E invece, dal punto di vista atletico, il nostro torneo si è trasformato in una tragedia. Prima la sconfitta con la Costa Rica e poi questa con l’Uruguay, hanno svelato tutte le lacune che l’Italia ha provato a mascherare. Squadra senza idee, stato di forma molto precario e poche occasioni da rete (contro la formazione di Oscar Washinton Tabarez, addirittura nulle): va bene il discorso che “anche nell’82 carburammo tardi”, ma questa volta la condizione è sembrata davvero irrimediabile, anche in caso di passaggio del turno. La nazionale azzurra torna a casa meritatamente e fanno persino sorridere le accuse all’arbitro Rodriguez, già diventato il nuovo mostro su cui proiettare le colpe: certo, l’espulsione di Marchisio è esagerata e il morso di Suarez a Chiellini da punire, ma già prima di questi episodi si era avuta l’impressione che oltre lo 0-0 l’Italia non sarebbe mai andata. Anche con le due punte, il plot non è cambiato e Prandelli ha puntato sullo stesso canovaccio dell’incontro contro i costaricani: palla lunga agli attaccanti, con la vana speranza che combinino qualcosa. E invece no. L’Uruguay di pericoli non ne ha mai corsi, e nonostante i ritmi bassi tenuti anche dalla squadra di Tabarez, le rare occasioni di un match piatto (possiamo tranquillamente dire che è stato uno dei più brutti dell’intero Mondiale) arrivano nella porta italiana, dove Buffon si è fatto trovare pronto su Suarez e Lodeiro. Il gol di Godin è arrivato a dieci minuti dalla fine, quando il margine di errore era ormai ridotto: il tempo stringeva e l’Italia aveva esaurito i cambi ed era rimasta con un solo attaccante, e non un attaccante puro, dal momento che ormai Balotelli (irritabile la sua gara) e Immobile erano in panchina. Quell’attaccante era Cassano, isolato davanti e accerchiato da una linea di mediani a dargli supporto. Giusto da una palla inattiva l’Italia avrebbe potuto rimediare allo svantaggio. Ma la stanchezza dei giocatori italiani era ormai tangibile. L’Uruguay si è messo indietro ad attendere il fischio finale e il risultato non è più stato in discussione.
Con una vittoria e due sconfitte termina dunque il Mondiale dell’Italia, eliminata ai gironi per la seconda volta consecutiva e rispedita a casa da un Uruguay non spumeggiante (l’undici di Tabarez solo nel finale ha cominciato ad aumentare i giri, quando inevitabilmente doveva osare di più e quando l’Italia sfiancata era rimasta in dieci uomini). A quattro anni esatti dalla figuraccia con la Slovacchia (era il 24 giugno anche allora), un nuovo k.o. apre i processi al nostro calcio: per ritrovare due eliminazioni consecutive alla prima fase, dobbiamo risalire agli anni Sessanta, alla Corea del Nord che confermò gli sciagurati Mondiali del dopoguerra. Dalle ceneri di quella sconfitta con la Corea, l’Italia rinacque inaugurando il ciclo che portò alla vittoria dell’Europeo del ‘68 e al secondo posto di Messico ‘70. Chiunque sarà il successore di Prandelli (e di Abete), avrà un duro lavoro da compiere.
I PIÙ E I MENO
+ Godin: lo stacco del centrale dell’Uruguay vale il passaggio del turno per la Celeste e rimanda a casa l’Italia. Nell’andare a saltare di testa sui corner, pochi giocatori al mondo sono più temibili di lui. Specialmente se lo si lascia saltare indisturbato.
+ Caceres: in difesa non rischia nulla e si fa sentire. Impeccabile.
+ Gimenez: al centro della terza linea non sbaglia un intervento. È un classe ‘95, ma non si vede.
+ Buffon: non tenta mai la presa, ma tiene a galla gli Azzurri salvando su Suarez e Lodeiro nel primo tempo, e di nuovo su Suarez nella ripresa. Specialmente quest’ultima, è stata la parata più difficile del match. Sul gol, non ha colpe.
- Prandelli: sbaglia le scelte, non tanto per il ritorno al modulo 3-5-2 (persino condivisibile), quanto per lo stato di forma della sua squadra, per l’atteggiamento in campo, volto a cercare esclusivamente lo 0-0 e per i cambi effettuati (fuori un attaccante e dentro un centrocampista all’intervallo, a conferma che il pari era l’unico obiettivo, e ingresso in campo di Thiago Motta come ultimo cambio, con l’impossibilità di mettere dentro un attaccante nel caso fosse servito). Gli fanno onore le dimissioni, ma non le dichiarazioni dopo il fischio finale in cui individua il colpevole nell’arbitro e usa il clima come scusa: come se prima del rosso di Marchisio l’Italia avesse fatto le bollicine e come se non si sapesse già alla vigilia che avremmo trovato afa e umidità.
- Balotelli: passeggia per il campo e si vede solo per il cartellino giallo. Viene sostituito con 45 minuti d’anticipo, ma visto l’apporto offerto, forse bisognerebbe dire con 45 minuti di ritardo.
- Thiago Motta: entra per un dolorante Verratti, proprio uno dei pochi che aveva dato un po’ di vivacità (nel primo tempo non aveva sbagliato un passaggio). Il centrocampista del Paris SG come d’abitudine in nazionale, non lascia il segno.
- Pirlo: quando tocca palla può sempre nascere qualcosa di pericoloso, ma perde anche molti palloni in zone di campo delicate.
- Marchisio: il rosso è eccessivo, ma l’intervento incriminato su Rios era evitabile, specialmente in una partita così complicata e con mezz’ora da giocare.
- Immobile: il capocannoniere della Serie A era invocato da tutti, ma alla fine rimane prigioniero della difesa uruguagia. Meritava comunque questa occasione.
- Cassano: come con la Costa Rica, serve più gli avversari dei compagni. Chiude amaramente il suo unico Mondiale. Con la squadra già in dieci, al posto di un altro giocatore lento, sarebbe stato più sensato inserire qualcuno più rapido (Cerci, ad esempio).
- Suarez: il morso su Chiellini conferma per l’ennesima volta la sregolatezza di questo giocatore: geniale come giocatore, un concentrato di difetti dal punto di vista caratteriale. Il Mondiale dell’Uruguay continua, il suo probabilmente finisce.
- M. Rodriguez: esagera nello sventolare il cartellino rosso a Marchisio e non vede il morso di Suarez a Chiellini, ma sentir parlare di nuovo Byron Moreno è a dir poco fuori luogo. Anche perché l’arbitro messicano nega pure un rigore all’Uruguay.
Giovanni Del Bianco
@g_delbianco