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Il Mondiale dell’Ital-Juve

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Dopo quelli trionfalistici seguiti alla vittoria sull'Inghilterra ci siamo persi tutti i titoli di giornali e telegiornali sulla cosiddetta Ital-Juve che esce dal Mondiale prematuramente… Magari ci sbagliamo, però: forse la Gazzetta di Forlimpopoli o il Messaggero di Crotone, a digiuno di marketing giornalistico (di quelle tre squadre, oltre di quella del paesello, sempre parlare in positivo perché i relativi articoli li leggono solo i loro tifosi: una famoso e fondato teorema che una volta a Milanello, noi presenti, enunciò Silvio Berlusconi) hanno dato questo taglio al fallimento di una spedizione che era tutto tranne che annunciato. Ed è bene ribardirlo, nel momento dei processi e dei linciaggi: Prandelli arrivava da 4 anni di buon lavoro e anche di risultati, con un gioco per l'Italia innovativo (il centrocampo pieno di palleggiatori, sorta di tiqui-taca de' noartri) e in difesa con soluzioni basate sul blocco della squadra che dall'annullamento del gol di Muntari ad oggi sta dominando il calcio italiano. A Natal c'erano in campo dall'inizio sei juventini (Buffon, Barzagli, Bonucci, Chiellini, Pirlo, Marchisio) e 5 altri giocatori dei quali il più vecchio, Darmian, ha 25 anni. Non una brutta squadra, sulla carta. La differenza con tutti gli altri fallimenti mondiali della storia azzurra è che nel 2014 in campo sono andati probabilmente i migliori, non c'era alcun genietto lasciato a casa o alcun fuoriclasse incompreso e ingombrante. In altre parole, prima di azzannare Prandelli alla Suarez pensiamo a quanti difensori italiani siano di sicuro più forti, messi insieme, dei tre centrali della Juventus. Nessuno, andando a memoria. Buffon sano, non quello ancora rintronato rientrato con il Costa Rica per logiche di spogliatoio, si può discutere? E Pirlo non è l'unico italiano del presente che assomigli ad un fuoriclasse? Poi al lato umano di questi venerati maestri dedicheremo un altro articolo… Tutto per dire che il livello del calcio italiano è questo. Migliorando la congiuntura economica potrebbe migliorare quello dei club, che potrebbero mettere le mani su campioni stranieri, ma una generazione di italiani forti si crea solo con riforme strutturali dell'attività giovanile, che vadano al di là di Tavecchio al posto di Abete. Conclusione, tornando al mancato titolo dei nostri coraggiosi titolisti? Una previsione facilissima: la Juventus tornerà ad alto livello in Champions League prima di quando l'Italia tornerà ad alto livello in un Mondiale. E non avrà troppi italiani fra i titolari. Twitter @StefanoOlivari