Il bolognese
Giacomo Cipriani per un (breve) periodo ha rappresentato il futuro del calcio italiano in fatto di bomber. Golden boy non solo della società felsinea ma di tutta la serie A, se è vero che l’esordio in prima squadra con i rossoblu sul finire del millennio scorso fu alquanto scoppiettante. Un gettone di presenza in serie A, prima dell’approdo temporaneo a Lecce per chiudere la stagione 1999/2000, ma soprattutto il gran gol con cui aveva battezzato il suo esordio europeo, a soli 19 anni, in un Bologna – Zenit San Pietroburgo valido per l’ancora in voga (all’epoca) Coppa Uefa. Sembrava un predestinato, ben condensando doti fisiche, tecniche, atletiche e agonistiche. Una sorta di Berardi ante litteram e difatti, come per il talentino calabrese del Sassuolo, anche Cipriani finì prestissimo nelle mire della Juventus, che lo acquistò in compartecipazione. Rimase comunque al Bologna per l’anno successivo dove, in mezzo ad affermati compagni d’attacco, riuscì a ritagliarsi un discreto spazio, pur partendo dietro El Jardinero Cruz nelle gerarchie del tecnico Guidolin, segnando 5 gol in una ventina di partite. Scrivo queste righe ora che l’ormai esperto attaccante (compirà 34 anni ad ottobre) è rimasto svincolato dopo l’ennesima stagione volata via tra false speranze, illusioni e nuove cadute, in quel di Ascoli, al termine di un nefasto campionato per i bianconeri marchigiani. Poco in un contesto già irrimediabilmente segnato era riuscito a fare Giacomo, timbrando il cartellino del gol 1 sola volta in 5 frammentate apparizioni.
Riavvolgendo il nastro dei ricordi, è impressionante ripercorrere tutti i bruschi stop in cui è incappato, sin dalla stagione successiva a quella che l’aveva rivelato al grande pubblico. Rottura dei legamenti, appena siglato il contratto con la Vecchia Signora e un fermo di due anni, prima della lentissima ripresa agonistica con tappe interlocutorie e senza guizzi prima a Piacenza in serie B, dove gioca con continuità a fianco del bomber di provincia Beghetto e poi a Genova, sponda Samp, dove avrebbe voluto rimettersi in gioco nella massima serie. Finì invece dietro due satanassi come Bazzani e Flachi, una delle coppie d’attacco meglio assortite di tutta la serie A 2003/04.
Con il cartellino interamente nelle mani del Bologna, Cipriani disputa a singhiozzo, causa nuovi gravi problemi ai legamenti del ginocchio, le restanti 4 stagioni, la maggior parte in B, senza emergere fino al 2008, anno in cui passa all’Avellino. Sarà una stagione più di ombre che di luci per lui e per la squadra campana che alla fine retrocederà in terza serie. Stessa sorte che toccherà alla sua nuova squadra, il Rimini, dove pure Cipriani aveva iniziato col piede giusto. Non segna tantissimo (5 gol) ma si ricava un posto da titolare, tornando a mostrare segni del suo talento: una grande potenza fisica, dettata dall’imponente stazza ma pure una delicatezza nel tocco, degno quasi di un trequartista. La retrocessione della squadra romagnola coinciderà anche con la sua definitiva discesa nelle categorie inferiori. Dapprima tornerà buon protagonista a Ferrara, nella gloriosa Spal, dove in un biennio segnerà più di 20 gol.
Ma la grave situazione economica in cui riversa la società estense non darà continuità a Giacomo, costretto a 31 anni a tentare una nuova avventura, stavolta riallontanandosi da casa per giocare in una società ambiziosa di Lega Pro come il Benevento. Qui ci avviciniamo all’attualità, poiché le ultime due stagioni in Campania saranno purtroppo per l’ex promessa del Bologna e del calcio italiano (sempre protagonista con le nazionali giovanili dall’Under 17 fino all’Under 21 dove, allenato da Tardelli, siglerà una doppietta contro i pari età dell’Austria) caratterizzate da tanti problemi fisici di varia natura, fino alla cessione all’Ascoli, che come detto non andrà a ingrossare più di tanto il suo curriculum di goleador. A questo punto, da svincolato, potrebbe profilarsi per lui la scelta dolorosa di appendere le scarpe al chiodo, anche se sono sicuro che, se solo stesse meglio, la differenza in Lega Pro potrebbe ancora farla, anche per la sua esperienza e la sua grande serietà e professionalità, mai venute meno.
(a cura di Gianni Gardon)