Il Napoli è fuori dalla Champions League, eliminato al playoff da un Athletic Bilbao apparso superiore ben al di là degli episodi (senza l'ingenuità di
Maggio sul gol del pareggio basco al San Mamès saremmo magari qui a esaltare un'impresa comunque immeritata) e la troppo facile previsione è che sta per iniziare il linciaggio di
Rafa Benitez. La regola giornalistica è sempre la stessa: i presidenti rimangono a lungo, i calciatori un po' meno e gli allenatori pochissimo. Quindi... Detto che la differenza fisica è una precisa colpa da imputare al tecnico, mentre sulle scelte di formazione (tipo
Inler in panchina e
Jorginho in campo non proprio nella sua posizione) si può discutere all'infinito, non c'è dubbio che il vero sconfitto di Bilbao sia
Aurelio De Laurentiis, uno degli idoli di chi giudica il calcio con logiche ragionieristiche. Il produttore aveva scommesso sulla qualificazione alla fase a gironi, pur con una squadra nella sostanza uguale (impalpabili i nuovi arrivi, da Koulibaly al ritorno di Gargano, persi un portiere affidabile come Reina e una buona alternativa in mezzo come Behrami) a quella dello scorso anno, per poi magari piazzare uno o due colpi di fine agosto con la certezza di avere in mano 30 milioni di euro in più senza contare l'indotto e il prestigio, anche quello monetizzabile. Le scommesse spesso si perdono, diversamente non esisterebbero i bookmaker, e il di solito furbo (anche nella vicenda Tavecchio-Albertini si è mosso con maestria fra i due schieramenti, pur venendo associato a quello Galliani-Lotito) De Laurentiis stavolta ha perso tutto. Per il godimento di Juventus e Roma, che così si divideranno i 20 milioni di euro del cosiddetto 'market pool' che l'UEFA avrebbe riservato al Napoli: altro che tifare per le squadre italiane... E anche in chiave scudetto la distanza dalla Juventus come qualità media non è certo diminuita, anzi, con la Roma che almeno ha smosso le acque. Per il Napoli l'Europa League non è un fallimento, con la rosa attuale è probabilmente la sua dimensione giusta, mentre in campionato il terzo posto potrebbe essere messo a rischio solo dall'esplosione dell'ambiente, da Higuain in giù. Il fallimento è solo del suo presidente. Sicuramente non del calcio italiano (un solo italiano negli undici titolari di Bilbao, per la cronaca), che non gode di buona salute ma che non sarebbe stato salvato da un ingresso in più nelle 32 elette. Impossibile costruire a tavolino il successo di un film, ma in questo caso il successo era difficile già nelle premesse.
Twitter @StefanoOlivari