Il dibattito sul Pallone d'Oro è per una volta meno sterile del solito, perché il fatto che
Cristiano Ronaldo sia di nuovo il favorito significa che nemmeno il Mondiale, pur con tutto l'entusiasmo che per un mese ancora genera in tutto il pianeta, può superare l'onnipresenza mediatica del calcio dei grandi club. Figuriamoci quindi il resto dell'attività per nazionali, fra amichevoli-marchetta e qualificazioni in cui è impossibile essere eliminati. Non stiamo facendo confronti con la preistoria, ma soltanto con il 2006, quando tutti ritennero accettabile che sia la FIFA che France Football (dal 2010 poi i premi si sono fusi, dando vita al Pallone d'Oro FIFA) assegnassero il loro massimo riconoscimento a Fabio Cannavaro, protagonista sì di un grande Mondiale ma certo di rango calcistico inferiore a un Buffon o a un Pirlo: semplicemente, da capitano, era il simbolo della squadra campione e come tale andava premiato. Con lo stesso criterio bisognerebbe nel 2014 omaggiare il ben più forte Lahm, o al limite figure di grande impatto nell'immaginario collettivo come Neuer o Thomas Muller. Invece dal mondo FIFA trapela che oltre a CR7 in lizza per il Pallone d'Oro 2014 ci sarebbero Messi, Di Maria, Diego Costa e, contentino per la Germania ma senza possibilità di vittoria, Muller. Cristiano Ronaldo in Brasile era in precarie condizioni fisiche ed un brutto Portogallo è uscito di scena già nel girone, con CR7 autore di un solo gol (al Ghana). Messi ha disputato invece un buon Mondiale, discreto se rapportato alla sua classe, segnando 4 gol nel suo girone ma poi spegnendosi alla distanza nella fase ad eliminazione diretta (con un brutta finale), in linea del resto con la sua peggiore stagione al Barcellona da quando è diventato Messi. Più decisivo in Brasile è stato Di Maria, non solo per il gol contro la Svizzera negli ottavi, ma ha saltato la finale per infortunio e per il resto non è stato certo meglio del Di Maria visto fino a maggio nel Real Madrid. Sul Mondiale di Diego Costa, bloccato dallo stesso infortunio che gli ha fatto giocare pochi minuti anche nella finale di Champions, meglio sorvolare: niente in confronto a quanto ha combinato con le maglie di Atletico Madrid e Chelsea. E quindi? Il pendolo del calcio si è spostato definitivamente verso i club, fra qualche anno un eliminazione al primo turno non sarà più nemmeno vissuta come una tragedia nazionale da far cambiare presidente federale e commissario tecnico.
Twitter @StefanoOlivari