I sedici tifosi croati arrestati in seguito alle prodezze compiute a San Siro durante Italia-Croazia ci hanno ricordato che gli ultras politicizzati non sono più da anni un problema del calcio italiano ma che nell'Europa degli iper-nazionalismi sono invece piccoli eserciti pronti a scatenarsi con qualsiasi pretesto. Nella classifica dei peggiori i Balcani dominano, lo scriviamo prima di un'Italia-Albania scelleratamente fatta ospitare da una Genova in ginocchio per maltempo e tensioni sociali. E non è un bel segnale che proprio il nazionalismo sia il collante di ultras di club diversi, nel caso croato con quelli della Dinamo Zagabria a dominare. Meglio di gran lunga la nostra beceraggine, dove simpatie e antipatie di club vengono traslate in azzurro. Ricordiamocene, quando qualcuno vergherà editoriali contro chi non canta l'inno. Tra amor patrio e nazionalismo il confine è sottilissimo.
Mario Balotelli continua a fare notizia come tutti gli altri calciatori italiani messi insieme, forse perché ha qualcosa, non solo di calcistico, in più degli altri. Molto credibile è il retroscena raccontato dal Messaggero, secondo cui l'attaccante del Liverpool avrebbe lasciato il ritiro di Coverciano non per infortunio ma perché Conte lo avrebbe messo in condizione di andarsene. Non l'ha tecnicamente cacciato, ma di sicuro non gli è piaciuto il ritmo da Balotelli tenuto in allenamento e glielo ha fatto sapere in purissimo stile Conte. Così Balotelli ha preso e se ne è andato, senza che nessuno lo trattenesse. Secondo altre fonti il problema non è stato di atteggiamento, come si potrebbe pensare, anzi Balotelli è stato anche più umile e motivato del Balotelli medio. È che proprio non ce la fa, in questo momento, a tenere un ritmo da calciatore. Ha 24 anni, può riconquistare ancora tutto. Ma forse non vuole più.
Tutti inneggiano a
Roberto Mancini di ritorno all'Inter, anche Luciano Moggi che qualcosa in comune con il Mancio ce l'ha (l'apprezzamento dell'ormai scomparso Cesare Geronzi, come minimo), in una maniera offensiva per Mazzarri. Che magari, dopo 20 anni in panchina, qualcosa di calcio più dei giornalisti e soprattutto dei tifosi (bisogna dirlo) capirà... Beffato da Moratti, che lo aveva ingaggiato negando che la società fosse in vendita, ma beffato anche da Thohir che la decisione tecnica più importante della sua modesta gestione l'ha presa su ispirazione, non vogliamo dire su ordine, di Moratti. Mancini, che come allenatore ha pregi molto precisi (prima di tutto il carisma nei confronti dei giocatori, oltre a idee tattiche flessibili) rimane comunque un bel biglietto da visita, per rendere credibile anche agli occhi della UEFA un progetto che finora si è articolato soltanto sul ridimensionamento e su alchimie finanziarie ai confini della realtà: Thohir è l'unico presidente della storia del calcio ad aver prestato soldi al suo club ad un tasso dell'8%. E rischia di rimanere l'unico suo record...
A proposito di soldi, il fatto che stiano sparendo anche dall'Emilia non è un bel segnale per il resto del Paese. Nessuno ha ancora capito se il Bologna sia davvero di Tacopina, ma soprattutto nessuno si è concretamente fatto avanti con Ghirardi per rilevare un Parma alla canna del gas. Saldata solo una mensilità arretrata, oltre ai premi 2013, è impossibile a questo punto evitare una penalizzazione in classifica. E tutti si guardando intorno, a partire da un Cassano che fra le squadre di buon livello ormai può avere mercato soltanto alla Sampdoria del vulcanico (si scrive sempre così) Ferrero. Se le varie cordate, dai qatarioti a tutti gli altri, aspettano ancora un po' non troveranno niente.
Twitter @StefanoOlivari