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Nations League, Platini e lo spirito del tempo

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Dopo avere reso insulse le qualificazioni europee grazie alla fase finale 'Cani e porci' a 24 squadre, Michel Platini prova a redimersi con l'invenzione della Nations League. La cui ragione d'essere è che le nazionali forti debbano giocare contro altre nazionali forti, creando quindi più livelli come nelle organizzazioni calcistiche di ogni paese. Anche se da parte dei club e di chi scrive sotto loro dettatura arriveranno critiche, bisogna dire subito che le nazionali non giocheranno più partite rispetto ad adesso perché la Nations League (si parte nel 2018, con la prima fase finale nel 2019) varrà come qualificazione ai Mondiali: in altre parole, le soste dei campionati rimangono quelle, solo che saranno (si spera) riempite da partite più interessanti ed equilibrate. Una prima fase di qualificazione a gruppi: nella prima divisione (o divisione A, come da tabellone esemplificativo), 4 da 3 squadre ciascuno, con le 4 vincenti che andranno a giocarsi una Final Four di semifinali e finale secche. Stessa suddivisione anche nella seconda, terza e quarta divisione, fino a coinvolgere quindi 48 nazionali sulle 54 dell'UEFA. Le prime 4 di ogni gruppo sono promosse, le ultime 4 retrocedono, essendo i gruppi da 3 diventa quindi importantissima la lotta per il secondo posto (o meglio, per non arrivare terzi). L'incentivo a fare bene è quello di arrivare o rimanere nel gruppo superiore, con grandi avversari, grandi diritti televisivi e grande ritorno di immagine. Poi a marzo 2019 inizieranno le qualificazioni a Euro 2020, con le squadre divise in 10 gruppi (6 da 5 squadre e 4 da 6), che mandano avanti le prime due classificate. Euro 2020 non avrà una sede fissa, quindi nemmeno la squadra di casa qualificata di diritto, rimane il problema di arrivare a 24. La UEFA si è inventata così un meccanismo semplice: ognuna delle 4 serie qualificherà una squadra alla fase finale, con un'altra Final Four, fra le vincenti dei gruppi, nella primavera del 2020. Se le vincenti sono già qualificate attraverso le qualificazioni ordinarie allora si scala fino a trovare una squadra non qualificata. Sembra complicatissimo, ma non lo è. Il problema è che questa strutturazione genera ingiustizia: in pratica uno dei vincitori dei gironi di quarta divisione ha più probabilità di guadagnarsi l'accesso diretto a Euro 2020 di una delle seconde della prima, che hanno dovuto lottare con avversari più forti. Asterisco: la Nations League avrà cadenza biennale, quindi per il biennio successivo bisognerà inventarsi qualche correttivo visto che le europee al Mondiale 2022 saranno molto meno di 24. Sorvolando poi sulla effettiva data in cui si giocherà in Qatar (speriamo mai), tuttora non nota. Ma al di là dei meccanismi, tutti da oliare, sono evidenti le intenzioni politiche di Platini: 1) Replicare il successo della Champions League, creando una elìte praticamente fissa di nazionali forti che giocano sempre fra di loro; 2) Ammazzare le amichevoli, più o meno di lusso, per le quali rimarranno pochissime (in certi casi nessuna) date, in modo da dare sempre una veste 'ufficiale' alle convocazioni; 3) Anticipare qualsiasi progetto FIFA di 'biennalizzare' le sue manifestazioni, occupando militarmente ogni data; 4) Cogliere lo spirito del tempo, quello delle patrie come avversarie della globalizzazione incarnata dai superclub ricchi e senza più identità, aprendo una breccia importante. Di questo punto può far parte anche il 'meglio giocare fra di noi' che a volte sorge spontaneo; 5) Dare una speranza a tutti, fino a pochi mesi dalle fasi finali di Europei o Mondiali, al contrario di adesso dove dopo due partite si può essere in settembre a due anni dalla fase finale già di fatto fuori; 6) Mostrare una UEFA che ogni anno può far giocare partite ufficiali a prescindere dal Mondiale, chiaro messaggio a una FIFA dentro all'ennesimo scandalo: viene in mente il Mondiale 'europeo' di Stanley Rous, prima che nel 1974 Havelange lo sostituisse alla presidenza della FIFA. Conclusione? Una buona idea, portata avanti anche per i motivi finanziari (i diritti tivù centralizzati stanno funzionando) ma che in fondo ha come nemica proprio la finanziarizzazione del calcio. Twitter @StefanoOlivari