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Il Barcellona più forte di sempre

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Nemmeno con il Barcellona si può mescolare la cronaca alla storia, schiavi come siamo dell'ultima partita vista. Ma la domanda 'Il Barcellona di Luis Enrique è il più forte Barcellona e quindi fra le più forti squadre di tutti i tempi?' ha comunque cittadinanza in un club che ha spesso avuto la superstella ma quasi sempre inserita in un contesto di valore medio alto, senza altri pari grado che le facessero ombra. Invece da oltre un anno le superstelle, intendendo con queste giocatori che rimarranno nella storia del calcio, sono almeno quattro: i tre attaccanti e Iniesta, forse il primo giocatore da prendere in una squadra dei sogni costruita per vincere. Ma se il giocatore totale e Messi sono stati cresciuti in casa, Suarez e Neymar sono stati acquistati al massimo del loro valore di mercato usando logiche che raramente in Catalogna hanno funzionato nel lungo periodo, si pensi soltanto al Cruijff giocatore, a Maradona e a Ibrahimovic. Invece Luis Enrique, trattato come un 'fissato' a Roma ed in generale come uno che non capiva la finezza tattica del calcio italiano, ha fatto funzionare il tutto senza nemmeno bisogno di pose da guru e senza che dalla mitizzata 'cantera'  stiano arrivando fenomeni. Se il cambio di ruolo di Sergi Roberto fosse stato ideato da Guardiola staremmo inneggiando al genio, come sta accadendo per le cinque punte del Bayern... Ma venendo alla domanda mediatica, quali Barcellona della storia sono paragonabili a questo oltre, chiaramente a quello di Guardiola 2008-2012 che aveva diversi uomini chiave in comune? Intanto va detto che il Barcellona non è stato 'Il Barcellona' almeno fino a metà anni Quaranta, quando già la Liga era una realtà consolidata. Successi in Spagna e anche qualcuno all'estero, pur facendo tutta la tara del caso alla Coppa Latina che era ristretta a quattro nazioni e non era certo, come si dice, l'antenata della Coppa dei Campioni. Ma di vere stelle si può parlare soltanto dal 1950, con la firma di Kubala. Un grande ciclo, con l'aggiunta di sempre nuovi campioni, che culminò con la finale di Coppa dei Campioni 1960-61, dopo avere eliminato il Real Madrid che aveva vinto le prime cinque edizioni: contro il Benfica pre-Eusebio, allenato da Bela Guttmann, l'attacco blaugrana era Kubala-Kocsis-Evaristo-Suarez (chiaramente Luisito)-Czibor. In sostanza una versione in salsa catalana della Grande Ungheria, con in porta il vecchio Ramallets. La squadra di Rinus Michels, arrivato a Barcellona dopo la prima Coppa Campioni vinta con l'Ajax, era invece molto lontana dall'essere un Dream Team anche se nel 1973 arrivò Cruijff e l'anno dopo fu la volta di Neeskens: una sola Liga e niente in Europa. Anche Maradona nel 1982 si inserì in un ambiente di livello medio-alto ma non esaltante, mentre il ciclo del Cruijff allenatore oltre che per le vittorie (su tutte la Coppa Campioni 1992) è ricordato anche per il gioco e i nomi: Ronald Koeman, Laudrup, Stoichkov, con Guardiola regista a dirigere il tutto. La seconda Coppa Campioni, quella di Rijkaard in panchina, arrivò con un gioco meno scintillante e con stelle come Ronaldinho ed Eto'o, mentre Messi si stava già affacciando in prima squadra. Del ciclo di Guardiola è stato detto tutto, anche che la sua migliore rosa è stata quella del secondo anno, con Yaya Touré e Ibrahimovic (quella Coppa Campioni però andò all'Inter dell'arcinemico Mourinho, per la gioia anche di Eto'o che aveva lasciato il Barcellona l'anno prima), ma per tornare ai giorni bisogna dire che forse mai come in questo momento il Barcellona è stato un misto di individualità enormi e di gioco propositivo (per quanto necessariamente più verticale rispetto all'era Guardiola), con un allenatore che può inventare molto poco visto che per caratteristiche dei giocatori questa squadra è condannata al 4-3-3 e sue varianti. Il tratto distintivo degli allenatori da grande club è soprattutto quello umano ed in questo senso Luis Enrique ha fatto grandissime cose, con il neo-umile Neymar, la gestione di Messi e di tante situazioni spinose, come l'anno scorso il finale di carriera di Xavi. Sulla singola partita qualche squadra del suo rango e anche di un rango più basso (quest'anno Athletic Bilbao, Celta Vigo e Siviglia) lo può battere, ma se la Champions League fosse un vero campionato europeo, senza playoff, si giocherebbe soltanto per il secondo posto. I più forti di sempre, quindi? Ne riparliamo fra vent'anni, sempre sul Guerino. Twitter @StefanoOlivari