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NBA Draft 2016, l'anno di Ben Simmons

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Sixers, Lakers, Celtics. Non stiamo recitando la solita filastrocca anni Ottanta, trattandosi delle tre squadre che hanno fatto innamorare l'Italia e l'Europa della pallacanestro NBA, ma l'ordine in cui fra due settimane si sceglierà il meglio del mondo universitario e di quello FIBA in un draft con molte più incognite del solito.  Se Sixers e Lakers si sono in qualche modo guadagnate la loro posizione grazie a una stagione orrenda e in parte voluta, i Celtics sceglieranno per terzi in virtù della mega-operazione dell'estate 2013, che portò ai Brooklyn Nets grossi nomi al capolinea come Pierce, Garnett e Terry e a Boston giocatori di rango inferiore ma anche diverse scelte nei draft futuri, fra cui appunto questo. I Celtics allenati dal bravissimo Brad Stevens, che insieme a Billy Donovan sta facendo ricredere chi sostiene che troppo college prima della NBA faccia male anche ai tecnici, sono già una squadra più che buona: quinti a Est con lo stesso 48-34 di record degli Atlanta Hawks che li hanno eliminati al primo turno dei playoff, hanno tanto talento medio (Isaiah Thomas, Bradley, Crowder, Sullinger, Zeller, Turner, ci metteremmo anche Jerebko e Olynyk) ma nessun vero leader indiscutibile. Non è detto che questo sia un male, in ogni caso non vediamo in questo draft giocatori di grandissima cilindrata ma soltanto potenziali seconde e terze firme di una squadra da titolo. Di sicuro nessun centro potenzialmente dominante e poche di quelle ali forti (parliamo antico, ma è per capirsi) versatili, sognando Draymond Green, che sono indispensabili nel gioco di oggi. Per questo Ben Simmons, giocatore con grande potenziale e diversi limiti, nemmeno così esplosivo nonostante paragoni altisonanti (alcuni dicono proprio Green, altri addirittura LeBron James... a noi sembra manchi sia di strapotenza atletica che di tiro), è ritenuto un pezzo così pregiato... Rimandiamo ai tanti siti di mock draft per le previsioni, ma è fuori discussione che i primi due scelti saranno proprio Simmons da LSU e Brandom Ingram da Duke, entrambi dopo un solo anno NCAA, con la creatività che dovrà partire proprio dalla scelta dei Celtics. Da ricordare gli europei che potrebbero fare il botto: dal croato del Maccabi Tel Aviv Dragan Bender al figlio d'arte Domantas Sabonis (formatosi però negli USA, a Gonzaga), dallo spagnolo Hernangomez al turco Korkmaz e all'austriaco Poeltl. Fra i giocatori europei che si sono dichiarati disponibili ma sono fuori dalle previsioni degli esperti spiccano di sicuro Marko Arapovic del Cedevita Zagabria, Nik Slavica e Ante Zizic del Cibona e l'ispano senegalese Ilimane Diop del Baskonia, con citazione d'obbligo per il nostro Diego Flaccadori di Trento. Le classi del 1984 e del 2003 erano un'altra cosa, ma la storia moderna della NBA (Kawhi Leonard può bastare?) insegna che ormai nessuno arriva al draft già con tutte le proprie caratteristiche definite.