KO tecnico. La personalissima sfida tra Miralem
Pjanić e Hakan
Çalhanoğlu si è risolta in favore del bosniaco. Nessuno, nei principali campionati europei, è stato decisivo dai calci piazzati come il centrocampista giallorosso. Juventus, Carpi, Empoli e, infine,
Bayer. Spesso, ai tempi francesi del
Lione, si fermava insieme a
Juninho Pernambucano, ultimo grande interprete della materia con
Pirlo, in un allenamento "privato" - se così vogliamo chiamarlo -, che ben presto lasciava cadere il suo intento ludico per passare a un vero e proprio trattato di assimilazione culturale. Quella che adesso mostra fiera il piede di Pjanić ogniqualvolta gli capiti una nuova soluzione. Il calcio piazzato è di tutti e di nessuno. Molti si ostinano ad assumersi l'incombenza pur non avendone le caratteristiche, come succede ultimamente a
Pogba e alla
Juventus, e altri lo utilizzano come pretesto per farne una specialità separata, quasi non facente parte dello svolgimento del gioco. Se parliamo di
Maradona o dello stesso Pirlo, la prima cosa che ci viene in mente non è di certo la loro abilità nel "punire". Discorso agli antipodi quando tiriamo in mezzo - facciamo qualche esempio - Ciccio
Lodi, Shunsuke
Nakamura, Andrea
Zanchetta o Juan
Arango. La lista è lunghissima, aggiungete anche voi dei nomi. Tornando a Pjanić e alla sua dote, ormai diventata a tutti gli effetti un fattore, è bene sottolineare un altro dato interessante. Delle sue ventuno reti in
Serie A, dieci sono arrivate da calcio piazzato. È come sedersi a tavola nella trattoria di fiducia e ordinare la specialità della casa con una semplice occhiata. Ma non chiamatelo Giotto. L'artista, nel vero senso della parola, fu il precursore di uno dei periodi che maggiormente hanno dispiegato il senso di cambiamento per intere civiltà. Il tocco di Pjanić non precede nessuna epoca, opera nel realismo e non vi è concezione più vitale quando si è costretti a giostrare dentro a un rettangolo verde. L'ultimo, ferocissimo, sguardo che il pianista riserva al pallone prima di depositarlo in rete è tutto da interpretare e proprio per questo motivo accresce l'enfasi del momento. Non ci è dato sapere cosa svolazzi nella testa di un calciatore che si appresta al tu per tu con il portiere avversario. Scontro immateriale perché privo di contatto fisico, ma sempre seducente. Ora Pjanić venga in soccorso ai tanti colleghi, inserendo almeno un breve tutorial su YouTube.
@damorirne