Mai come quest’anno la Champions League ha regalato partite spettacolari, nella logica magari non del tifoso, che maledice i (suoi) difensori che non difendono, ma del telespettatore o turista o scommettitore che i dirigenti del calcio europeo inseguono in tutto il mondo. E Real Madrid-Manchester City è stata una di queste, sia all’andata sia al ritorno. Con Carlo Ancelotti che ha recuperato da una situazione disperata con i cambi, su tutti quello di Rodrygo per Kroos, la fortuna, la voglia, l’ambiente, il valore dei singoli giocatori. Insomma, tutte le cose che nel calcio fanno la differenza e messe insieme portano al record di finali in Champions: 5, una in più di Ferguson, Lippi, Munoz e Klopp. Se elimini il PSG caro a Ceferin, il Chelsea campione in carica ed il City che da anni gioca il miglior calcio del mondo, qualche merito ce lo avrai, anche se raramente l’elemento fortuna ha contato come in questa edizione del Real Madrid.
Da guru indiscutibile a perdente di successo, l’immagine di Pep Guardiola sta lentamente cambiando e dando argomenti ai cultori di una curiosa teoria, molto diffusa anche in Italia, secondo cui sarebbe meglio giocare male che giocare bene. Come se gli schemi c’entrassero qualcosa nel salvataggio sulla linea di Mendy o in generale negli episodi che fanno girare le partite. Certo dal Barcellona di Xavi-Iniesta-Messi, era il 2011, ad oggi Guardiola non ha più vinto Champions nonostante gli acquisti pazzeschi fatti fare a Bayern Monaco e City. E la sua antipatia per un centravanti vero, sostituito da concetti per nerd come inserimenti, spaziature, tagli, sta diventando patologica. Ma processarlo ha poco senso, visto che nessun grande club gioca meglio del City e nessun grande allenatore ti assicura la vittoria in una Champions dove le favorite sono almeno 8: una vince, ma non per questo le altre 7 sono allenate da cretini. Certo le partite sono tante, giudicare dopo averle guardato e non solo in base al risultato è semnpre più difficile.
Al Mansour vincerà la Champions League prima con il Palermo che con il Manchester City? La sola trattativa con la holding che fa capo allo sceicco ha fatto quotare a 16 da Sisal Matchpoint il ritorno dei rosanero in serie A: una bella quota, considerando che il Palermo è ora in corsa per la promozione in B. Il calcio italiano è comunque ancora pieno di occasioni, con città anche grandi che aspettano soltanto una scintilla. Gli imprenditori italiani veri disposti ad investire nel calcio sono però meno delle occasioni.
A proposito di C, ormai B, la FIGC attraverso il tribunale federale ha ancora una volta detto il suo no alle multiproprietà nel calcio professionistico, a partire dalla stagione 2024-25. Non nella stessa categoria, quelle erano già state vietate ed il caso Salernitana-Lotito è freschissimo, ma in generale. Quindi il Napoli-Bari dei De Laurentiis non ci potrà essere in ogni caso, così come il Verona-Mantova di Setti, a prescindere dalle eventuali promozioni. Certo i modi per mascherare una situazione di controllo sono tanti, è sufficiente la sponsorizzazione di un’azienda amica o qualche regalo di calciomercato. Comunque il limite ufficiale è la parentela di quarto grado, che poi sarebbe quella di due cugini.
Il Cagliari sta retrocedendo davvero male e la storia del licenziamento per giusta causa di Mazzarri, che eviterebbe al club di pagargli l’ingaggio fino al 2024, è tristissima. Difficile dimostrare che abbia insultato giocatori e presidente, ammesso che sia mai successo. Dagli insulti di Mazzarri agli insulti a Mazzarri il passo è breve, visto che stiamo parlando di un professionista di 61 anni che mai in carriera ha avuto problemi simili.