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La rimonta della Juventus

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© Juventus FC via Getty Images
Allegri in zona Champions, gli assenti da Mondiale, Mourinho contro Karsdorp e l'addio di Gazidis.

La Juventus è rinata come risultati, cinque vittorie consecutive in campionato senza subire gol e 2 punti di distanza da Lazio e Milan seconde, in attesa di farlo come gioco (che nemmeno a Verona è stato eccelso, anzi) e di recuperare tutti quelli che devono fare la differenza, da Pogba allo stesso Vlahovic, fino a Chiesa e Di Maria attualmente a mezzo servizio. I due mesi di stop da Mondiale sono un'incognita per tutti, ma per Allegri forse di più visto che gli juventini convocati sono ben 11: qualcuno tornerà gasato, altri depressi, ma certo è che la rosa è di valore assoluto e nonostante tutto è in zona Champions pur avendo mostrato pochissimo del proprio potenziale. Per lo scudetto è troppo tardi, a meno di un suicidio del Napoli, 10 punti avanti e con pochi problemi interni, ma da gennaio la Juventus può crescere tanto. Rimane immutato il discorso di fondo: una Juventus attaccata all'ultimo risultato è quella che Andrea Agnelli voleva nel 2019 quando mise alla porta proprio Allegri?

A proposito di Mondiale, le varie convocazioni, arrivate a 26 per nazionale in omaggio ad un gigantismo anche in questo caso senza senso (le partite possibili rimangono al massimo sette), dicono che dopo la Juventus le squadre con più incognite derivanti da questo torneo saranno Inter e Milan (7 convocati ognuna), Napoli e Atalanta (5), Roma (4) e Lazio (2). Varie cose possono cambiare, fra ufficializzazioni e infortuni, ma le proporzioni sono queste e la cosa certo non fa dispiacere a Sarri, che perderà soltanto Milinkovic e Vecino e forse nemmeno per tanto. 

La Roma gioca malino, i suoi attaccanti malissimo, ma per Mourinho il problema è l'atteggiamento di Karsdorp. Lo sfogo dopo la partita con il Sassuolo ovviamente era rivolto contro l'atteggiamento di tutta la squadra, il metodo del capro espiatorio non è stato inventato nel 2022. Se ne parla già nella Bibbia, nel Levitico, poi gli allenatori di calcio, e a maggior ragioone un mental coach come Mourinho ci hanno messo del loro. Vanno comunque dette due cose. La prima è che Mourinho quando ha parlato di tradimenti non ha fatto nomi, anche se ha lasciato che i suoi trombettieri li facessero. La seconda è che Karsdorp, acquisto di Monchi (!) nel 2017, nella Roma ha fatto bene con Fonseca e anche con Mourinho, che l'anno scorso lo ha utilizzato in 36 partite di campionato su 38. Insomma, al di là del riscaldamento svogliato e della mancata esultanza, ne è stato pescato uno dal mazzo per lanciare un messaggio a tutti gli altri. Insomma, tensione da tenere alta perché la classifica del campionato delle seconde è cortissima, mai come in questa stagione la differenza fra un secondo ed un settimo posto è questione di dettagli.

Nuova proprietà e nuovo amministratore delegato: che Ivan Gazidis lasciasse il Milan, dopo quattro anni di buon lavoro era ampiamente previsto. Lui lo sta facendo con molto stile, dopo avere ristrutturato l'azienda (ma il bilancio è sempre in perdita, va ricordato, anche con i tanti colpi low cost) e vinto uno scudetto tornando anche negli ottavi di Champions dopo quasi un decennio. Certo è che per il suo ruolo spesso ha dovuto fare il 'Signor no' prima con Boban e poi con Maldini, ma è stato facilitato dall'essere a termine, come del resto a termine era il controllo del fondo Elliott. Un Milan costretto a valorizzare, a volte con grande successo, gli scarti delle grandi d'Europa, spendendo i soldi veri per giovani come Tonali e De Ketelaere, non poteva andare avanti a lungo, ma in questi anni di transizione Gazidis è stato come organizzatore il miglior dirigente possibile, anche se sulla coscienza ha in solido con altri le disastrose gestioni dei giocatori a fine contratto, da Donnarumma a Calhanoglu a Kessie, che al Milan sono costate 150 milioni. Possibile che qualche altro proprietario americano lo riproponga in Italia.