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A lezione da Piqué

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Il successo della Kings League, la svolta di Prestianni e Galoppo, il problema Lukaku e il mondo senza Paratici.

A chi ha qualche minuto libero consigliamo di guardare su YouTube le Final Four della Kings League che Gerard Piqué ha inventato praticamente dal nulla: Camp Nou esaurito ed impazzito di entusiasmo, numeri sui social netork clamorosi, divertimento totale. Ovviamente non si tratta di un semplice torneo di calcio a sette, ma di uno spettacolo che mescola elementi del calcio, con il coinvolgimento anche di tanti ex colleghi di Piqué non soltanto al Barcellona, a trovate sceniche del wrestling (come gli ingressi in scena molto curati), creando personaggi ed intrattenimento senza sovrastrutture. Il tutto con una musica martellante e regole che più o meno non esistono, anche se alcune sono pericolosamente simili a quelle del calcio che ha in mente Infantino (ad esempio le espulsioni a tempo). Molto divertente la possibilità di escludere un avversario dalla partita per qualche minuto ed entrando nello spirito della Kings League un peccato che non abbia trovato applicazione la più estrema delle idee di Piqué, cioè la possibilità di disturbare il portiere (evidentemente quello avversario), dotato di una maglia speciale, con scariche elettriche. Tutto questo per dire, senza snobismo, che lo spettacolo tarato per il popolo di Twitch è stato di ottimo livello e che il calcio vero non dovrebbe mai commettere l’errore di ritenersi uno spettacolo. Perché se parliamo di tifo, identità e passione rimane senza rivali nel mondo, ma se vuole giocare il campionato dell’entertainment potrebbe avere amare sorprese. Quante cose davvero divertenti, per un pubblico generalista e non di maniaci, accadono anche in una grande partita?

Qualche giorno fa il Guerino si era chiesto se l’attivismo della FIGC sul fronte oriundi fosse frutto della scarsità di talenti in alcuni ruoli o di una politica futura che metta nel mirino qualunque calciatore di valore nel mondo, purché abbia almeno un bisnonno italiano, strappandolo alla sua ‘vera’ nazionale. Nessuno ha mai annunciato questa svolta, allora dopo la partita con Malta l’ha spiegata Mancini: “Sì, è una possibilità. In Svizzera 15 su 20 sono oriundi così in Belgio. E gli oriundi li hanno anche Francia, Germania e Inghilterra. Spesso ci hanno tolto giocatori che abbiamo cresciuto e allora faremo così anche noi”. Ecco, forse era meglio non dare alcuna spiegazione, se la spiegazione è questa. Perché Mancini mette sullo stesso piano calciatori della nazionale svizzera cresciuti calcisticamente in Svizzera con calciatori della nazionale italiana che con il calcio italiano c’entrano zero e come unico legame con l’Italia hanno un parente. Quanto poi a Belgio, Francia, Germania e Inghilterra, il paragone è totalmente senza senso: gli oriundi di queste nazionali sono in totale la bellezza di… zero. Non confondiamo chi è nato all’estero, comunque pochi, con chi calcisticamente si è formato all’estero (zero, nei casi citati). La FIGC si è mossa rispettando una legge chiara, come era suo diritto, ma certo se la mettiamo sul piano della furbizia l’Italia si sta comportando da molto furba, nell’accezione deteriore, mentre le altre grandi nazionali no. Se Zapelli, appena visto con l’Under 21, è già uno scenario concreto, gli altri sono un po’ nomi in libertà che fanno la gioia dei loro procuratori (poi siamo tutti fini conoscitori di Prestianni e Galoppo, è ovvio). Onestamente fino a due settimane fa qualcuno aveva sentito di un’asta per Retegui?

Tanti giocatori della Serie A sono usciti bene da questa sosta per le nazionali, su tutti Hojlund e Lukaku. Ma se il danese non è un problema per l’Atalanta il belga lo è per l’Inter: averlo aspettato per tre quarti di stagione, pagando al Chelsea per il prestito quasi 8 milioni (oltre all’ingaggio di Lukaku, al netto 8,5 milioni), per perderlo adesso che sta tornando in forma? Nessuno scenario di mercato è credibile fino a quando non si capirà cosa gli Zhang vorranno fare dell’Inter e di sé stessi: certo fino al 2024, quando scadrà il megaprestito alla controllante, nessuno li potrà cacciare. In ogni caso la gestione disastrosa, da parte dei loro dirigenti, del fine contratto di Skriniar e dello sponsor non pagante Digitalbits (qui forse su input della proprietà), dice una volta di più che la politica dell’instant team ha il respiro corto, cortissimo. Tornando a Lukaku, gli unici due scenari in cui potrebbe rimanere sarebbero giocare quasi gratis, visto che per salvare la faccia il Chelsea qualcosa pretenderebbe, ed il ritorno di Conte. In questo momento però fuori dalla portata della Serie A, al di là del desiderio di qualche club di sentirsi dare del perdente e del povero (il concetto è quello) dal proprio allenatore.

La FIFA dovrebbe estendere a livello internazionale la squalifica 'italiana' di Fabio Paratici, se i 30 mesi di inibizione dovessero essere confermati dal Collegio di Garanzia del CONI. In altre parole, Paratici non potrebbe per oltre due anni lavorare né al Tottenham né altrove. Troppi condizionali, con una certezza: niente di ciò che è accaduto dal 2018 in poi sarebbe potuto accadere senza la copertura di Andrea Agnelli (e infatti...) e della proprietà in senso lato. Anche se poi il danno più grave, non ancora tradotto in sanzioni, alla Juventus l'ha fatto proprio Paratici, vantandosi di poter condizionare mezza Serie A. 

stefano@indiscreto.net