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I nemici di Pantani, vicini e lontani

I nemici di Pantani, vicini e lontani

Redazione

15 marzo 2016

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L'aspetto che caratterizza le ricostruzioni della vicenda di Marco Pantani è che tutti noi, con l'eccezione di qualche camorrista, qualche spacciatore e qualche ex collega invidioso (e ce ne sono), vorremmo che Pantani fosse una vittima inconsapevole e pulita di un sistema marcio. Invece è stato un fuoriclasse del ciclismo anni Novanta, dove si poteva competere (nemmeno vincere, ma giusto stare nel gruppo) soltanto adeguandosi a determinati standard chimici pur rimanendo al di sotto delle soglie di doping punibile. Detto questo, l'ipotesi fatta dal pubblico ministero di Forlì sui fatti di Madonna di Campiglio del 1999 è terrificante e anche se difficilmente (c'è una richiesta di archiviazione) la giustizia ordinaria andrà avanti quelle sportive e mediatica hanno il dovere di fare chiarezza. Non è che si possa tirare fuori da intercettazioni e interrogatori di camorristi più di quanto sia stato tirato fuori dai magistrati, cioè che ci sarebbe stato un oggettivo interesse del totonero (gestito dalla camorra) nel far cadere Pantani, ma senz'altro si possono pretendere chiarimenti nei confronti di chiunque abbia avuto l'opportunità di manipolare le provette con i campioni di sangue di Pantani. Perché nessuno, nemmeno i pantaniani osservanti, afferma che il vincitore di Giro e Tour 1998 fosse un santo, ma di sicuro non era così stupido da farsi testare (ad un controllo quasi annunciato, essendo leader della classifica generale) con un ematocrito oltre il limite di 50. Da controlli effettuati privatamente questo livello era sui 48 sia poche ore prima del test che poche ore dopo e questo significa che Pantani era tranquillo, convinto di aver rispettato le regole di 'quel' ciclismo. Ma quale sarebbe stata la convenienza della camorra nel far fuori Pantani, quasi annunciandolo ai suoi affiliati (famose le rivelazioni di Vallanzasca su un compagno di cella), visto che sul ciclismo si giocava e si gioca poco in proporzione al calcio e all'ippica? Dipende dalle cifre giocate su di lui, ricordando che Pantani da solo valeva commercialmente molto più del resto del ciclismo messo insieme. Le cifre delle scommesse certamente non erano ufficiali e nemmeno ufficiose, anche se incrociando le dichiarazioni dei vari pentiti pare che sulla serie A di calcio dell'epoca si giocassero circa 400 miliardi di lire e quindi per mettere in piedi una macchinazione così pericolosa, per gli interessi stessi dei clan, le somme giocate su Pantani non dovevano essere di un altro pianeta. Per dire, anche soltanto 10 miliardi giocati su di lui avrebbero potuto un grande danno ai gestori del banco: il Nibali grande favorito del Giro 2016, a livelli quasi pantaniani, viene attualmente pagato a 3,00. Però verosimile è diverso da vero, nelle scommesse ci sta che il favorito vinca e non è che PSG o Barcellona vengano tolti dai rispettivi campionati per fare un favore ai bookmaker, che peraltro ripartiscono il rischio su un numero enorme di eventi. Un capitolo mai davvero aperto è di sicuro quello delle antipatie verso Pantani all'interno del gruppo, da parte dei rivali ma anche di squadre con budget stellari che impazzivano di fronte alla visibilità di un personaggio del genere. Indagare anche all'interno del ciclismo, fin da subito, non sarebbe stato male: molti di quelli che adesso piangono la scomparsa di Pantani quel 5 maggio 1999 hanno esultato.

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