Le eliminazioni di Roberta Vinci e Sara Errani al primo turno del Roland Garros potrebbero essere episodi, visto che sono avvenute contro avversarie (Kateryna Bondarenko e Pironkova) molto dietro di loro nella classifica WTA, ma purtroppo non lo sono. Perché nonostante il ranking dia ancora ragione alle due campionesse italiane la loro grande epoca sembra arrivata alla fine, anche se per motivi diversi. La Vinci ha 33 anni, il suo best ranking (7, quello attuale) è impossibile da migliorare senza un'impresa paragonabile a quella degli U.S. Open dell'anno scorso, quando in semifinale bloccò il Grande Slam di Serena Williams prima di giocare scarica la finale contro la Pennetta rivale di sempre. È evidentemente stanca, nemmeno quando era considerata al massimo una buona doppista l'avevamo vista così scarica e negativa in singolare. Ma non è l'estate adatta per riposarsi, fra Wimbledon, Giochi di Rio e cambiale americana in scadenza. La Errani ha soltanto 29 anni e il suo problema non sembra la stanchezza, ma proprio che la sua cilindrata fisica è calata: non è un'impressione da bar, ma una realtà suffragata dalle statistiche sulla velocità del servizio (già di suo bassa) e dal rendimento negli scambi lunghi. Parliamo insieme delle due giocatrici perché in comune hanno molto. Non certo lo stile di gioco, ma la storia personale (per emergere hanno dovuto andare lontano da casa, come del resto la Schiavone e la Pennetta), un'amicizia cementata da grandi risultati in Fed Cup e nel doppio ma terminata in maniera strana e mai ben raccontata, la sensazione (sbagliata nel caso della Errani, che anzi è andata oltre i suoi limiti) di avere in carriera ottenuto meno di quanto avrebbero potuto e di essere comunque poco considerate. E quindi? La Vinci fa aleggiare l'idea del ritiro a fine stagione, ma è la prima a sapere che sarebbe un crimine sportivo e anche finanziario rinunciare ad uno status che si è conquistata per meriti esclusivamente suoi. Numero 7 del mondo, fa impressione dirlo. I suoi 33 anni non sono certo i 33 anni della Pennetta, che in singolare veniva da un decennio di primissimo piano e da un maggior numero di infortuni. La Errani ha invece un po' meno da difendere e ancora meno avrà fra due settimane, quando uscirà dalle prime 20: nel suo caso è tecnicamente impossibile che torni ai livelli della finale Roland Garros 2012 persa con la Sharapova, seguita da altri risultati parigini di assoluta eccellenza (due quarti di finale e una semifinale, per non dire della semifinale agli U.S. Open), quindi si dovrebbe davvero riprogrammare. Più che di psicologi Vinci ed Errani avrebbero bisogno di ritrovare una strada tennistica. E magari anche il loro doppio, mettendo una pietra sul passato ma non sulle vittorie (tutti i tornei dello Slam!) del passato. L'occasione olimpica è lì, a portata di mano, basta venirsi incontro. Possono essersi utili a vicenda, senza metterla sul sentimentale.