Il Muro di Berlino divise la Germania tra parti Est e Ovest dal 1961 al 1989. Un argomento che meriterebbe grande spazio per essere descritto in tutti i suoi lati oscuri, ma non è questo il luogo giusto. Qui ci limiteremo a parlare di un'atroce bugia: l'epopea sportiva della Germania Est, attraverso il doping avallato dallo stato che ha usato come carne da macello migliaia di giovani tra il 1971 e il 1990. Un sistema di propaganda messo a punto per portare lustro, potere e denaro ad un territorio reso poverissimo dai fatti successivi alla Seconda Guerra Mondiale.
La Germania Est mise a punto il cosiddetto "Piano di Stato 14.25" per la somministrazione di steroidi anabolizzanti, testosterone, anfetamine, ormone della crescita ed altre sostanze proibite agli atleti scelti per entrare nel programma: tutto merito del ruolo di primaria importanza assunto dall'industria e dalla ricerca farmaceutica nella DDR. Il farmaco più utilizzato, come si è appreso in seguito, è stato il famigerato Oral Turinabol prodotto dalla Jenapharm. Uno degli aspetti più sorprendenti è il certosino lavoro compiuto dai laboratori DDR per rendere non rilevabili le sostanze proibite ai controlli anti-doping. Il rigidissimo programma in cui erano inquadrati gli atleti prevedeva allenamenti pesantissimi (con attrezzature tecnologicamente avanzate e mantenute segrete), somministrazione sistematica e obbligatoria delle sostanze, privacy azzerata e rigoroso riserbo su ciò che facevano anche con i familiari. A queste migliaia di giovani veniva detto che le pillole assunte e le iniezioni ricevute non contenevano altro che vitamine: la cosa più raccapricciante è il fatto che spesso l'approccio al doping cominciava a 12 anni. Secondo un meccanismo terribile, venivano testati gli effetti dei farmaci sul fegato dei malcapitati: chi tollerava meglio il cocktail tossico proseguiva il percorso agonistico. La spietata attività della Stasi chiudeva il cerchio, che vigilava in modo strettissimo sportivi ed allenatori.
La DDR ha preso parte ad appena 5 edizioni dei Giochi Olimpici estivi tra il 1968 ed il 1988, boicottando Los Angeles 1984. Ma le cifre riguardanti gli allori conquistati sono spaventose e rendono l'idea della portata dell'atroce bugia: 153 ori, 129 argenti e 127 bronzi, per un totale di 409 medaglie che la collocano all' 11° posto del medagliere di tutti i tempi. Senza contare le 110 vinte alle Olimpiadi Invernali e gli innumerevoli successi mondiali ed europei. Il doping era incentrato sul potenziamento estremo di praticanti le discipline individuali basate su forza e velocità: atletica leggera, nuoto, sollevamento pesi, canottaggio, ginnastica, ciclismo. E i controlli, direte voi... possibile che non li abbiano mai beccati? Sì. Una sola atleta: la lanciatrice del peso Ilona Slupianek, nel 1977. Dopo quell'episodio, i tedeschi orientali si fecero ancora più furbi. Prima di inviare qualcuno in giro per il mondo a gareggiare, ne analizzavano i valori in laboratorio; chi rientrava nei limiti consentiti, partiva. I forfait dell'ultimo momento venivano imputati a falsi infortuni in allenamento.
Dunque, guardando il medagliere, il Piano di Stato ha funzionato. Ma a che prezzo, per gli esseri umani coinvolti?
Dopo la caduta del Muro di Berlino (9 novembre 1989) vennero pian piano portati alla luce i documenti che smascherarono ciò che tutti avevano affermato fino ad allora, ma senza avere le prove. Si stima che oltre 10.000 atleti abbiano riportato danni fisici o psicologici irreversibili: il caso più noto è senza dubbio quello di Heidi Krieger, campionessa europea 1986 nel lancio del peso. Gli steroidi assunti dai 16 anni in poi ne hanno modificato drasticamente il fisico, tanto da rendere inevitabile il passaggio chirurgico da Heidi ad Andreas. La Jenapharm è stata costretta a risarcire centinaia di vittime, ma nonostante tutto è ancora in attività, proprio come molti allenatori dell'allora Germania Est in giro per il mondo.
Un mondo che fatica ad imparare le lezioni impartite dal passato.
Fabio Ornano
@fabio_ornano