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Roland Garros, quando Noah stupì il mondo

Roland Garros, quando Noah stupì il mondo

Giugno 1983, il francese, appena 23enne, vince lo slam parigino: tennis d’attacco e fantasia si esaltano sul “rosso”

9 giugno 2021

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Sedan, sedicimila anime nel dipartimento delle Ardenne, nella regione del Grand Est, era conosciuta per lo più per la devastante sconfitta subita da Napoleone III nel 1870 durante la guerra franco-prussiana. Fu così almeno fino al 5 giugno 1983, quando un tennista con i dreadlocks riconquistò il titolo del Roland Garros che per i colori della Francia mancava da 37 anni.

Quel giorno al Roland Garros

 

Quel tennista era Yannick Noah, esponente di un tennis d’attacco che oggi per lo più abbiamo dimenticato, colpi tagliati per conquistare la rete, serve and volley e un approccio alla vita e al campo diverso dagli atleti di oggi, più simili a delle aziende che ad uno sportivo. Quel giorno, sul centrale del Roland Garros, Noah ebbe la meglio su Mats Wilander, svedese all’epoca 18enne (ne avrebbe compiuti 19 il 22 agosto), ma già campione in carica sul rosso parigino. Quell’anno Noah era semplicemente ingiocabile: un solo set perso, contro il cecoslovacco (all’epoca) Ivan Lendl, futuro padrone del tennis mondiale e grande rivale proprio di Mats Wilander. In precedenza Noah si era liberato abbastanza agevolmente di Järryd, Pecci, Du Pré, Alexander e in semifinale del connazionale Christophe Roger-Vasselin. In quel pomeriggio assolato del 5 giugno 1983 tutta la Francia è a bordo campo con Noah. Non solo le tribune del campo centrale, ma tutta la nazione attende l’erede dei quattro moschettieri, anche loro partecipi dello storico evento in posizione privilegiata: le statue che li ricordano nel parco dello stadio del tennis – tra l’altro scolpite dall’italiano Vito Tongiani.

Noah-Wilander, due mondi agli antipodi

 

Noah e Wilander non potrebbero essere più diversi. Passionale, vigoroso, avventuroso il tennis del primo; calcolatore, regolare, freddo il gioco del secondo. Più avanti, nel 1988, Wilander visse il suo momento di gloria, culminato con la finale vinta degli US Open contro Lendl e la conquista della vetta della classifica Atp. Noah raggiunse il suo best ranking nel 1986, numero 3 al mondo. Quel pomeriggio del 1983 Parigi è sua, con i suoi dritti d’attacco e il rovescio slice per conquistare la rete; come un pirata all’arrembaggio, Noah conquista tutti con i suoi salti, le acrobazie, il sorriso che apre il cuore. In seguito Yannick dichiarò che la vittoria al Roland Garros gli tolse le motivazioni. Sarà stato anche così, ma regalò al mondo un protagonista assoluto e non solo nell’ambito sportivo. Noah non ha mai interrotto il suo impegno per i più deboli, in particolare i bambini, è stato cantante, capitano di Coppa Davis capace di conquistare 3 “Insalatiere”. Infine, gli va riconosciuto di aver inventato il colpo poi esaltato da Federer, il cosiddetto tweener, quando scavalcato da un pallonetto, mandava la palla nel campo avversario colpendola con la racchetta tra le gambe e spalle alla rete. È il colpo Noah, un’esecuzione beffarda, piena di fantasia, atletismo e voglia di spettacolo, proprio come lui.

 

 

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