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Addio a uno dei pochi giornalisti sportivi di grande successo sia nella propria carriera principale sia nel mondo dello spettacolo. Per sempre legato ad un'epoca straordinaria del nostro canottaggio...
Giampiero Galeazzi è morto all'età di 75 anni, dopo tanto tempo in cui stava male, e nel suo caso dire che l'uomo non ha bisogno di presentazioni non è una frase fatta. La peculiarità di Galeazzi risidede nell'essere stato credibile e di successo sia come giornalista sportivo, soprattutto nel canottaggio (era stato campione italiano nel singolo e più volte in nazionale, fino quasi alle Olimpiadi del 1968), sia come uomo di spettacolo, lanciato da Mara Venier ma poi anche brillante di luce propria.
Inutile però girarci intorno: con tutto il rispetto per Domenica Sportiva, Novantesimo Minuto, calcio e tennis (negli anni Ottanta prese il posto di Guido Oddo come prima voce della RAI anche in questo sport), ma anche per Domenica In e tutto il resto, la sua popolarità nazionale deriva dal canottaggio ed in particolare dalle sue telecronache delle gare olimpiche e mondiali dei fratelli Abbagnale, intesi come Giuseppe e Carmine, con Peppiniello Di Capua come timoniere. Telecronache in netto contrasto con la tradizione italiana ed europea, quindi molto partecipate ed emozionanti ma senza mai rinunciare alla compertenza (che nel canottaggio era indiscutibile).
Dall'oro al Mondiale 1981 all'argento olimpico di Barcellona, passando per trionfi olimpici a Los Angeles e Seul e in vari Mondiali, il racconto di Galeazzi ha fatto scuola ma non fino in fondo, perché Galeazzi sapeva dosare l'entusiasmo in base all'importanza dell'evento mentre tanti suoi imitatori hanno raccontato un gol in serie C con enfasi da finale di Champions League. Di certo gli Abbagnale arrivarono dopo un'epoca poco felice del canottaggio italiano e per questo i loro successi furono ancora più importanti, generando un'onda lunga (è il caso di dirlo) arrivata fino quasi ad oggi. Galeazzi li raccontò in un modo che fa la fortuna di YouTube, contrapponendoli agli avversari del momento (di solito Holmes Redgrave o i tedeschi Est), ma senza perdere minimamente di credibilità.
Con il ritiro di Giuseppe Abbagnale, nel 1993, un po' del fuoco di Galeazzi si spense, ma avrebbe continuato a raccontare i sccessi del canottaggio azzurro fino al 2008, allargandosi anche alla canoa con Antonio Rossi, Josefa Idem e altri. Nel calcio lo scaldavano soprattutto le interviste del dopopartita, spesso infilandosi negli spogliatoi o stando a bordocampo in modo oggi nemmeno concepibile, mentre nel tennis dava il meglio in Coppa Davis e con i giocatori da Coppa Davis (Paolo Cané, per dirne uno), mentre si aveva la sensazione che i tornei lo annoiassero.
"Andiamo Giuseppe, andiamo Carmine, adesso sono 36 colpi". Non ci viene in mente un altro esempio italiano in cui la telecronaca sia stata importante come l'evento raccontato, ed i primi ad esserne consapevoli erano proprio gli Abbagnale. Addio a Giampiero Galeazzi e ad anni felici, anche se la nostalgia va sempre asteriscata e una persona ironica come Galeazzi lo sapeva, prendendo nel giusto modo le tante-troppe celebrazioni avute in tarda età.
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