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Il numero 1 del mondo parteciperà al primo grande torneo del 2022 grazie ad un'esenzione medica concessa dal governo australiano, di solito severo in materia. Comunque vada, gli chiederanno più del Covid che del ventunesimo Slam...
Tutto il mondo sta parlando di Novak Djokovic e della sua partecipazione agli Australian Open 2022, che inizieranno il 17 gennaio: notizia comunicata dallo stesso numero 1 del mondo su Instagram, citando una esenzione medica i cui dettagli non verranno mai resi noti, vista l’ossessione di Djokovic per la privacy. L’esenzione non riguarda la vaccinazione da Covid in senso stretto, anche se è probabile che Djokovic non sia vaccinato (ed in ogni caso non ha intenzione di dirlo in pubblico), ma la sua certificazione. In concreto poco cambia ed in ogni caso il lasciapassare è stato rilasciato da commissioni mediche dell’Australia e dello stato di Victoria, cioè quello di Melbourne, certo non dagli organizzatori degli Australian Open.
Negli scorsi giorni il direttore del torneo, Craig Tiley, aveva spiegato che non avrebbe derogato dalle indicazioni del governo riguardanti l’ingresso nel paese da non vaccinati. E così è stato, un po’ per scelta e molto per non aprire contenziosi infiniti con altri giocatori No Vax o comunque scettici riguardo all’obbligatorietà del vaccino (cioè la posizione di Djokovic). In Australia sono pochi i casi di esenzione dalla vaccinazione: problemi di salute almeno da ricovero, positività recente, effetti collaterali gravi nella vaccinazione precedente, problemi mentali collegabili al vaccino. Citare questi casi è accademia: il vero motivo dell’esenzione di Djokovic non lo sapremo mai, a meno che non sia lui a renderlo pubblico. Ed è difficile che lo faccia durante le conferenze stampa del torneo, quando invece del suo possibile ventunesimo Slam gli chiederanno soltanto del Covid.
Veniamo al punto: Djokovic ha goduto di un trattamento di favore? L’Australian Open sarebbe rimasto il quarto torneo più importante del mondo anche senza la sua partecipazione: ha fatto a meno di Federer, ormai di fatto ritirato, stava per fare a meno di Nadal (positivo al Covid lo scorso 20 dicembre, ma in recupero) ed inevitabilmente negli anni prossimi farà a meno di Djokovic, che ha 34 anni e mezzo vissuti spingendo sempre al massimo. È chiaro che gli organizzatori sono contenti di avere il numero 1 del mondo, ma l’esenzione medica in uno stato da sempre, ben prima del Covid, severissimo con le questioni sanitarie di chi ci arriva anche solo per turismo, non è stata rilasciata per meriti sportivi. Di sicuro il giornalista collettivo sta avendo buon gioco nell’attaccare il poco allineato Djokovic, uno che vuole cambiare la struttura politica del tennis andando allo scontro frontale con l’ATP.
Covid e vaccinazioni a parte, quante possibilità ha Djokovic di vincere gli Australian Open? Dopo il Grande Slam sfumato a New York nella finale con Medvedev il serbo ha giocato poco ma sempre bene: a Parigi-Bercy dove ha vinto (in finale proprio su Medvedev), alle ATP Finals di Torino dove ha perso in semifinale da Zverev in una partita tiratissima e in Coppa Davis, dove la Serbia ha perso in semifinale dalla Croazia ma certo non per colpa di Djokovic. Per mille motivi, primo fra tutti la crescita anche psicologica della concorrenza (Berrettini e Sinner compresi), non ci potrà più essere il Djokovic in missione del 2021, ma l’uomo da battere è ancora lui.
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