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Parigi 2024, giorno 5: una rana per la storia, gli USA di Durant, il viaggio di Musetti e il sogno di Velasco
Nicolò Martinenghi è il campione olimpico dei 100 rana e la prima medaglia d’oro dell’Italia a Parigi 2024, in una domenica 28 luglio 2024 in cui già l’Italia di Malagò iniziava a sentirsi vittima di chissà quali complotti per gli errori arbitrali ai danni della Errigo, della Giuffrida e di Mohuiidine, e magari anche di altri che ci siamo persi. In effetti gli arbitri nei 100 rana contano poco e così Martinenghi ha replicato il successo di Domenico Fioravanti a Sydney 2000. Un’altra giornata con 3 medaglie azzurre, per arrivare a quota 6, con l’oro di Martinenghi di pesantezza diversa, rispetto alle due medaglie nella pistola 10 metri, l’argento di Federico Maldini e il bronzo di Paolo Monna. Un oro enorme anche rapportato al nuoto, perché Martinenghi è al tempo stesso un atleta di élite (fra gare individuali e staffette due volte campione del mondo e tre campione europeo, senza contare le altre medaglie, fra cui spiccano i due bronzi ai Giochi di Tokyo) ed un outsider, comunque non il favorito perché si era qualificato alla finale con il sesto tempo, a distanza enorme da Adam Peaty, poi arrivato secondo a pari merito con Fink. Essere pronti o non pronti nel giorno dei giorni è l’essenza stessa delle Olimpiadi e il venticinquenne varesino si è guadagnato l’eternità con pieno merito. Fra l’altro quinto italiano di sempre con un oro nel nuoto dopo appunto Fioravanti (che di ori ne vinse due), Rosolino, la Pellegrini e Paltrinieri. Una vittoria che ci voleva non tanto per il discorso complotti, ma per cambiare un certo clima di negatività ispirato dal fallimentare inizio nella scherma, medaglificio dato troppo per scontato.
Gli occhi del mondo erano puntati sull’entrata in scena degli Stati Uniti nella pallacanestro maschile, con una squadra che per status dei suoi leader non si ritiene lontanissima dal Dream Team di Barcellona, anche se ovviamente non è così perché le statistiche si possono superare ma l’importanza storica no. 32 anni fa due superstelle su tre erano al capolinea, Magic Johnson per la sieropositività e Larry Bird per la schiena, mentre Jordan era al massimo del suo fulgore. Oggi pur a 36 anni Curry e Durant sono ancora una discreta versione di se stessi, versione che nel caso di LeBron James diventa buona. Diversi gli ‘altri’, totalmente diverse le epoche: fenomeni provenienti da un altro pianeta contro campioni di cui i migliori giocatori serbi certo non hanno paura. Sul campo però gli Stati Uniti di Steve Kerr non hanno avuto alcun problema contro Jokic e compagni, soffrendo soltanto per la cattiva pensata iniziale del loro allenatore, tre piccoli (Curry, Holiday e Booker) più LeBron James ed Embiid buueggiato non poco dopo il flirt con la Francia. I serbi hanno iniziato bene, favoriti anche dalla sufficienza degli avvesari, poi quintetti americani più equilibrati ed alcune fasi di classe assoluta di Durant hanno reso la partita una cavalcata senza problemi. Da notare che Durant rientrava da un infortunio, non aveva giocato un solo minuto nelle cinque amichevoli preolimpiche (compresa quella stravinta proprio contro la Serbia), e pareva soffrire la superiore immagine di James e Curry: questa è stata la risposta di uno che alla nazionale ci tiene veramente e che va per il quarto oro consecutivo, impresa impossibile per LBJ (che ha due ori, 2008 e 2012, ma ha saltato per scelta le ultime due edizioni, senza dimenticare l'amaro bronzo di Atene) e Curry, che addirittura è alla sua prima Olimpiade anche se curiosamente ha disputato e vinto due Mondiali.
Il torneo di tennis e l’orgoglio di Rafael Nadal contro Fucsovics ci hanno regalato un Nadal-Djokjovic al secondo turno, di cui si parlerà piùà della finale. Questo non deve far dimenticare la piccola impresa di Lorenzo Musetti, che poche ore dopo la finale persa ad Umago contro Cerundolo ha superato il primo turno contro la fatica, lo stress, i fischi francesi ed un Monfils che aveva già battuto nel Roland Garros vero e proprio. Adesso il superterraiolo Navone, che lo ha battuto nettamente nella finale del Challenger di Cagliari, in un periodo difficile della stagione di Musetti, schiacciato fra gli impegni familiari ed il contraccolpo della Sinnermania, che ha gasato alcuni italiani e fatto venire crisi di identità ad altri. Altra piccola impresa quella di Andrea Vavassori, catapultato nel tabellone del singolare dal forfait di Sinner, che ha superato Pedro Martinez, numero 45 del mondo contro il suo 207 (in singolare, perché in doppio è 9). Per lui adesso una missione impossibile contro Ruud prima di dedicarsi ai doppi.
La storia italiana di Parigi 2024 potrebbe essere il primo oro olimpico della pallavolo, senza fare preferenze fra gli uomini di De Giorgi e le donne di Velasco, che oggi hanno rotto il ghiaccio con una vittoria abbastanza convincente contro la Repubblica Dominicana. In entrambi i casi l’Italia è nell’élite mondiale e la differenza fra l’oro e la sconfitta nei quarti, spesso evocata da Velasco forse (senza forse) ricordando l’Olanda di Barcellona 1992, è questione di dettagli. In senso storico è un oro che manca più ai maschi, 4 volte campioni del mondo (2 con Velasco, una con Bebeto e una con De Giorgi), che alle femmine, sul tetto del mondo solo nel 2002 con Bonitta, ma nessuno più dei due nostri c.t. sa che conta soltanto il presente.
stefano@indiscreto.net
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