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*** BESTPIX *** Boxing - Olympic Games Paris 2024: Day 6

PARIS, FRANCE - AUGUST 01: Imane Khelif of Team Algeria and Angela Carini of Team Italy exchange punches during the Women's 66kg preliminary round match on day six of the Olympic Games Paris 2024 at North Paris Arena on August 01, 2024 in Paris, France. (Photo by Richard Pelham/Getty Images) *** BESTPIX ***© Getty Images

Giochi poco Carini

Parigi 2024, giorno 9: il testosterone delle donne, gli ori di Roncadelle, le speranze di Musetti con Djokovic, il momento di Errani-Paolini e la marcia tre anni dopo Tokyo

1 agosto

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Il caso olimpico del giorno, non soltanto in prospettiva italiana, è il ritiro di Angela Carini dopo 36 secondi di match contro l’algerina Imane Khelif, negli anni scorsi esclusa da alcune competizioni a causa di un livello di testosterone troppo alto per partecipare al torneo femminile. Non un trans, quindi, ma una donna in una situazione regolamentare di confine. Le regole del CIO sono diverse da quelle dell’IBA, che oltretutto non è più la federazione che governa la boxe dilettantistica, quindi la Khelif aveva formalmente i titoli per partecipare al torneo femminile dei welter. Al primo vero pugno, viene da dire un pugno da uomo, la Carini si è avvicinata al suo angolo per farsi sistemare il caschetto e poi ha deciso di lasciare. Lei stessa qualche minuto dopo ha spiegato che il pugno della Khelif le aveva fatto troppo male e che lei è sempre stata una combattente, quindi suggerendo che dietro al ritiro ci fosse dell’altro. Poi sull’argomento sono intervenuti tutti, da Giorgia Meloni a J.K. Rowling, ma il risultato sportivo è che la Carini dopo tre anni di sacrifici va a casa subito, mentre la Khelif è ai quarti di finale del torneo olimpico. Non si sta parlando di trans, ribadiamo, ma il politicamente corretto non deve impedirci di dire che lo sport femminile è in pericolo. Certo la Carini e la Khelif sono entrate nella storia olimpica, anche se non nel modo che hanno sempre sognato.

Al di là del testosterone, la nona giornata di gare, la sesta di medaglie, è stata positiva per l’Italia, un po’ medaglie da medaglificio e un po’ presupposti per vincerne di pesanti. Giovanni De Gennaro ha conquistato l’oro nella canoa slalom, mentre Alice Bellandi lo ha conquistato nel judo, categoria -78kg, battendo nella finale l’israeliana Lanir. Incredibile ma vero, sia De Gennaro sia la Bellandi vengono da Roncadelle, paese in provincia di Brescia che ai Giochi ha portato anche la canoista Horn e la pallavolista Danesi. Le ragazze del fioretto hanno invece vinto l’argento, sconfitte in finale dagli Stati Uniti: non una sorpresa, va detto, per quanto visto nell'individuale, ma bravissime Arianna Errigo, Alce Volpi, Martina Favaretto e Francesca Palumbo, anche al netto delle considerazioni (le solite) su questi torneini. Italia quindi ottava nel medagliere se guardiamo ai 5 ori, ma sesta (provvisoria) nel mondo, un mondo senza la Russia, con 16 medaglie (7 argenti e 4 bronzi) totali.  

L’ennesima versione perfetta di Lorenzo Musetti ha piegato anche il campione olimpico in carica, uno Zverev che nei due set, pur combattuti, è sempre stato passivo ed in balìa delle invenzioni dell’azzurro, del quale stupisce anche la condizione fisica. Il sogno dell’oro potrebbe finire in semifinale contro Djokovic, ma il condizionale è obbligatorio: Musetti contro Djokovic ha quasi sempre perso, come del resto il 99% dei tennisti, ma senza mai subirne la personalità. E sulla terra battuta, quella di Monte Carlo 2023, è arrivata l'unica vittoria di Musetti. Interessanti i due precedenti al Roland Garros: nel primo, ottavi di finale 2021, un Musetti diciannovenne vinse i primi due set prima di crollare e ritirarsi nel quinto, mentre nel secondo, quest'anno, in un match giocato di notte Musetti è riuscito a portare Djokovic al quinto set perdendolo 6-0. In altre parole, due set su tre Musetti ha qualche chance: non tante, perché Djokovic è in missione, ma in un giorno in cui sente la palla queste chance ci sono. Ed oltretutto in questo ultimo urrah olimpico del fenomeno serbo la pressione sarà tutta proprio su Djokovic, mai al di là del bronzo. Volendo essere realistici, Musetti si giocherà il bronzo con Auger Aliassime, ma l’impressione offerta contro Fritz e Zverev è stata tale che il realismo si può anche rimandare di una partita. Significativo che a fine partita Musetti abbia più voltre indicato lo stemma dell’Italia sulla maglietta, all’altezza del cuore. È evidente che stia montando una certa antipatia per Jannik Sinner come è logico che sia, se non vogliamo essere ipocriti, per il numero 1 da parte dei suoi colleghi e connazionali. Il tira e molla oltre il termine del 19 luglio, anche ammettendo la presenza della tonsillite, ha danneggiato tanti: Cobolli che sarebbe entrato nel singolare per classifica, Vavassori che si è comportato bene ma è stato trattato come un intruso (dure le parole di Djokovic, pur riferite a Ebden), lo stesso Musetti che si è ritrovato a giocare un doppio improvvisato con Darderi. Non Berrettini, che non sarebbe entrato in ogni caso visto il ranking ma che l’ascesa di Sinner ha oscurato al di là di infortuni e calo di rendimento. Scorie olimpiche che rimarranno, anche se Sinner non ha alcuna colpa nell’essere il numero 1 del mondo con pieno merito, come è logico che sia nello sport più meritocratico e onesto del mondo.    

Anche Jasmine Paolini e Sara Errani sono quasi a medaglia e sottolineiamo ‘quasi’, visto che si sono conquistate la semifinale dominando la coppia britannica Boulter-Watson, dove solo la Watson è una doppista accettabile anche se la Boulter certo è più forte in singolare. Adesso Noskova-Muchova, con le ceche che sono la classica coppia olimpica formata da due buone singolariste con un minimo sindacale di affiatamento. Nel gioco di volo senz’altro più forte la Muchova, ma senza scaramanzia si può dire che per Paolini ed Errani la finale e quindi minimo l’argento siano ad un passo: una coppia davvero bene assortita anche fuori dal campo, che da quando ha iniziato a fare sul serio ha zittito chi ironizzava sulla loro statura ed ottenuto grandi risultati, su tutti la vittoria a Roma e la finale al Roland Garros.

L’atletica italiana ha iniziato le sue Olimpiadi con un disastro nella marcia, anche se le due medaglie d’oro di Tokyo hanno tirato fuori una prestazione ben diversa. Massimo Stano, pur con tutti i problemi avuti in sede di preparazione, a partire dalla frattura al piede sinistro lo scorso 21 aprile, ha fatto una splendida gara di testa, rimanendo fin quasi alla fine nel quartetto che si è giocato le medaglie, ha resistito ad una storta al piede sfortunato e semplicemente ne aveva meno degli altri tre. Quarto posto da accettare serenamente, visto l’avvicinamento, e meno serenamente pensando alla marcia del brasiliano Bonfin, medaglia d’argento dietro a Pintado. Dispersi gli altri azzurri, ventunesimo Fortunato e quarantunesimo Orsoni. Nella 20 km femminile Antonella Palmisano è stata lei soltanto quando ha provato a reggere il grande ritmo iniziale, rimanendo nel gruppo all’inseguimento della Yang. Ma non ha mai trovato il ritmo, neppure riducendo le pretese, e non è arrivata all’ora di gara, ritirandosi prima senza poi trovare scuse: giornata no, come a Tokyo era stata sì. Delusione perché lei per prima si riteneva al 100%. Ventitreesima la Giorgi, trentacinquesima la Trapletti. Più che possibile il riscatto nella staffetta, in ogni caso bisogna dimenticarsi di Tokyo.

stefano@indiscreto.net

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